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Borsa IPO

Nuove (e poche) quotazioni alla Borsa Italiana: lo stupore inspiegabile del Sole 24Ore.

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Dal sito de IlSole 24Ore del 16 agosto 2009.
“Sei nuove quotazioni nel 2008, tre nei primi otto mesi del 2009. Rallentano le Ipo (Initial public offering) a Piazza Affari, nonostante i listini da marzo ad agosto abbiano ripreso quota. Ad entrare in Borsa sono tutte piccole società e tutte nell’Aim Italia (Alternative Investment Market), il nuovo segmento destinato alle piccole e medie imprese. A maggio hanno debutto Ikf, investment company specializzata in Pmi e la società greca di software Neurosft, mentre a luglio è toccato a Vrway Communication, azienda specializzata nella comunicazione d’impresa. Piccole operazioni da pochi milioni di euro, com’è nella natura dell’Aim, certamente non tali da scaldare gli investitori o da attrarre l’attenzione delle prime pagine dei giornali finanziari. Nel 2008 era andata un po’ meglio, perche nei primi otto mesi dell’anno si erano quotate in sei, vale a dire Investimenti & Sviluppo Mediterraneo e Molmed sull’Mta, Rosss, Best Union company, Enervit e Ternienergia sull’Expandi, per un totale di sei nuovi ingressi. Dopo l’estate, invece, è stato il deserto, con il crack Lehman Brothers a segnare l’acuirsi della crisi finanziaria internazionale e il conseguente tracollo dei listini.”
Fin qui la cronaca, un po’ triste e sconsolata, de Il Sole 24Ore, che assimila, come spesso accade nei resoconti dei giornalisti specializzati, la Borsa ad una specie di party, dove la gente si annoia in fretta, dove c’è bisogno di sempre nuovi invitati, nuove performances, canzoni, numeri da circo e lotte. La “battaglia”, senza offesa per le battaglie vere, per il controllo di M&C -di cui parleremo-, diventa così motivo per attrarre lettori che, diversamente, se ne starebbero a leggere di altro, George Clooney o Silvio Berlusconi che sia.
In tutto ciò, come sempre, difficilmente viene messa in luce un’evidenza quasi sempre accantonata ma, specie negli ultimi tempi, tornata sempre più in primo piano: la quotazione di Borsa di un’impresa, una volta realizzata, quasi mai concretizza i piani originariamente sbandierati alla stampa ed alla c.d. “comunità finanziaria” (conventicola di addetti ai lavori? giornalisti che partecipano agli happy hours? analisti & banchieri d’affari?), ma anzitutto realizza plusvalenze a valere sul capitale originariamente versato dagli azionisti senior.
Se il momento potrebbe essere propizio, perchè le azioni sono a buon mercato, per coloro che intendono davvero raccogliere capitali per lo sviluppo, questo non può valere per le imprese la cui quotazione viene rimandata a momenti migliori: quando, nell’euforia, si quoteranno “altre” Mariella Burani Fashion Group, destinate a gonfiare i portafogli di investitori meno attenti.

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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