
Massimo Mucchetti, in un interessante articolo sul Corriere Economia di lunedì scorso, evidenzia i problemi che la nuova regolamentazione attualmente allo studio per le banche, nota ormai come Basilea 3, possa comportare per gli istituti di credito, soprattutto ove questa regolamentazione, come paventato, risulti più severa e restrittiva dell’attuale (quella che, per intenderci, si è rivelata ampiamente insufficiente rispetto alla crisi). La prosa di Mucchetti, normalmente critico e severo nei confronti di un sistema bancario, italiano e non, assai disinvolto, è insolitamente prodiga di preoccupazioni, fino a spingersi al punto di affermare che “il capitale faticosamente rinforzato sospendendo i dividendi, vendendo pezzi di patrimonio ed emettendo nuove azioni, crollerebbe ove venisse confermata la versione attuale di Basilea III.” In altre parole, il problema non è che di capitali finti se ne sia tenuto conto fin troppo, quanto piuttosto che usare la severità, proprio ora, provocherebbe danni all’economia reale. Come se tutte le banche dovessero per forza essere paragonate a Merril Lynch e non, invece, alla virtuosa Mediobanca. Nebbia su quanto capitale serva, afferma sempre Mucchetti. Ma è difficile pensare che ne serva di meno. Viene in mente l’esclamazione di Juan Miranda (Rod Steiger), in Giù la testa di Sergio Leone (1971), dopo aver assaltato il Banco di Mesa Verde: “Quella non è una banca: è un esercito di morti di fame.”