
(..) È difficile separare dalla causa dal sintomo, la malattia dagli effetti collaterali. Se e quanto la sua decisione sia stata condizionata anche dalla recente separazione dalla moglie. Ma il suo gesto è stato inequivocabile, simile, quasi, a un giudizio inappellabile. Visto che Giuseppe Nicoletto, che aveva solo 40 anni, dopo aver ceduto a un conoscente la sua piccola azienda – il suo pezzo di sogno che qui in Veneto non è mai sradicato da un progetto familiare e comunitario – per impiccarsi ha scelto il magazzino della sua ex azienda. Potremmo chiamarlo mal di nordest, forse. Più che il solito male oscuro con cui si definisce in modo generico il mal di vivere. Che rimane sempre un mistero, quanto lo può essere l’origine e la fine di un’esistenza. In ogni caso, ciò che colpisce nel Veneto che resiste alla crisi, non è solo il perimetro geografico dell’infelicità – un triangolo fra Vicenza, Treviso e Padova – ma un altro dato: spesso, chi alza le mani in segno di resa avrebbe potuto anche non arrendersi.
Cristina Giudici, Il Foglio, 9 febbraio 2010