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Moda democratica.

Ci sarebbe da usare un unico tag, idiozie, e nessuna categorie, uncategorized, appunto, per la notizia proveniente dal Giappone circa i 15 dipendenti di Prada dei quali è stato chiesto il licenziamento perché brutti, vecchi e grassi, non coerenti con lo stile della maison. Sarebbero idiozie se non ci fossero di mezzo posti di lavoro, persone ed il loro futuro. Siamo ansiosi di conoscere come tratterà la vicenda il grande giornalista collettivo, quello che non manca mai agli appuntamenti con la democrazia in pericolo (e nemmeno con i ricchi inserzionisti).

La signora Prada, puntualmente fotografata dal Corriere quando in gioventù sfilava per i diritti delle donne, non si perita tuttavia né di licenziare per le ragioni suddette,, né tantomeno di produrre il made in Italy in Vietnam. Ci siamo persi qualcosa sulla democrazia, ma da quanto riusciamo a capire deve essere riservata a gente molto alla moda ed in forma perfetta: quanto al Vietnam, siamo certi che la signora Miuccia, mentre suo marito si esercitava a rompere specchi a martellate, ha manifestato anche per quello. Perché lo liberassero, per poterci costruire una bella fabbrichetta di moda: democratica.

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Analisi finanziaria e di bilancio Banca d'Italia Banche Rischi Vigilanza bancaria

Scorte di attività prontamente liquidabili.

Giovanni Carosio

Giovanni Carosio, vice-direttore generale della Banca d’Italia, nel corso di un’audizione alla Camera dei Deputati, ha affermato che “appare chiara sin d’ora la necessità che le banche italiane aumentino le scorte di attività prontamente liquidabili”. L’audizione di Carosio e le affermazioni che in un ambito così rilevante sotto il profilo istituzionale sono state enunciate meriterebbero molte riflessioni. Il vice-direttore generale di Banca d’Italia, infatti, pur nella consapevolezza che le banche italiane abbiano sofferto meno per la crisi ed abbiano continuato senza problemi sostanziali nella loro attività di raccolta, si è anche detto consapevole che la nuova regolamentazione, nota ormai come Basilea 3 richiederà adeguamenti significativi. Se l’introduzione del leverage ratio (il rapporto massimo fra rischi assunti ed attività a debito) non dovrebbe comportare grandi problemi, provocando semmai un “ripensamento dei modelli di business di alcune banche”, costrette altrimenti a ricapitalizzare in misura assai elevata, al fine di proseguire nella gestione di attività innovative e maggiormente rischiose, potrebbero risultare di maggiore impatto le regole per il calcolo del patrimonio di qualità primaria. Quello per il quale, appunto, le banche italiane sono chiamate ad aumentare la scorta di attività prontamente liquidabili. Premesso che non si può che concordare con la notazione di Carosio, tanto più che egli stesso sostiene che dall’inasprimento delle regole dovrebbe beneficiare l’attività tradizionale di credito, rimane una perplessità, legata alla lunga frequentazione di uffici fidi e di analisi istruttorie. Riusciranno le banche italiane a comprendere fino in fondo quanto loro richiesto, quando, per lunghi anni (e, a quanto pare anche ora) hanno continuato a considerare le scorte presenti nel bilancio delle imprese alla stregua di liquidità differite? Il dubbio rimane: così come rimane la curiosità, probabilmente destinata a rimanere irrisolta, sull’inventore di quella durevolmente dannosa scemenza contabile che identifica nel magazzino una liquidità, appunto, differita.