Dunque gli azionisti di Unicredit non vedrebbero di buon occhio la riorganizzazione prospettata dall’amministratore delegato Profumo con la proposta nota ormai come quella del “bancone”. Ovvero, dopo avere sborsato montagne di quattrini (e per la verità, anche dopo averli incassati, a titolo di dividendo, quando le cose andavano bene) le Fondazioni bancarie avrebbero chiesto a Dieter Rampl di far rinviare l’approvazione del piano di riorganizzazione. La prima sensazione che si avverte, oltre a quella che i sicuri beneficiati di tutta questa operazione siano i consulenti di organizzazione -quelli vecchi e quelli nuovi, ammesso che ce ne siano veramente, di nuovi- è quella di una forte discontinuità con il passato. In altre parole gli azionisti non sono più disposti a proseguire in un vero e proprio “eccesso di delega” nei confronti di Profumo, che ha peraltro sempre rifiutato un vice-direttore generale, diluendone la figura ed il ruolo in tre (sic) deputy-ceo. La seconda percezione, nel leggere le cronache della vicenda, riguarda il modello di intermediazione prescelto. La grande banca internazionale di transazione non può essere, per definizione, ruolo e vocazione, anche banca di relazione, o come usa dire ora in Italia, banca dei territori. O è una cosa o è l’altra. Altrimenti è un ircocervo, fantastico animale mitologico. Che non esiste.
Categorie
Una risposta su “Come gestire un ircocervo.”
[…] -almeno nelle intenzioni- maggiore vicinanza ai territori se è stata sicuramente una delle motivazioni che hanno spinto Alessandro Profumo a rivoluzionare l’organizzazione di Unicredit, è […]
"Mi piace""Mi piace"