
Giulio Sapelli, in un bell’articolo apparso sul Corriere di oggi -e che in ossequio alla nuova politica editoriale che vede i contenuti on-line del giornale ridotti o a pagamento non possiamo evidenziare né rimandare con alcun link– parla nuovamente della tragedia degli imprenditori suicidi veneti, sulla quale già sono state fatte riflessioni in questa sede.
Sapelli parla delle PMI come luoghi dove “si pensa e si fatica e si soffre e si gioisce e si vive nel lavoro gomito a gomito, faccia a faccia, famiglia a famiglia, strada per strada del paesino o della cittadina.” E dell’impresa che “dopo anni di lavoro diventa una proprietà condivisa moralmente prima che giuridicamente.” Il venir meno della possibilità di condivisione fa al contempo venir meno, secondo Sapelli, il patto morale sottoscritto e questo fatto diventa un peso insopportabile, fino al punto di compiere il gesto estremo. Così, nonostante i “codici etici e la Corporate Social Responsability“, l’imprenditore è solo. Sapelli non arriva a giudicare del senso di questa solitudine, e questo è probabilmente il limite del suo, peraltro bellissimo, articolo. Ma arriva a definire con nettezza e lucidità che cosa sia l’economia, con buona pace degli economisti, della regina Elisabetta e di tutti quelli che ragionano per teoremi e per modelli. “L’economia è frutto del comportamento umano, è frutto dell’azione e della cultura delle persone. Nel bene e nel male. Sempre.”