Emma Marcegaglia rievoca nuovamente i fantasmi del credit crunch, chiedendo alle banche di non fermarsi alle valutazioni numeriche, per quanto riguarda i bilanci 2009, ormai in dirittura d’arrivo, ma di andare oltre. La Presidente di Confindustria afferma in particolare: «Non vogliamo che il sistema bancario supporti aziende decotte, ma chiediamo che si vada al di là della mera valutazione dei numeri specifici e si cerchi di capire, invece, la capacità delle imprese di di tirarsi sù e di cogliere le opportunità che sono sul mercato».
Il discorso di Marcegaglia è corretto e condivisibile, soprattutto laddove coglie uno dei punti sui quali le banche dovrebbero soffermarsi maggiormente, il contesto nel quale sono maturate le performances 2009: difficile immaginare bilanci in utile, aziende spensierate, in grado di fare redditi e cassa. Il discorso di Marcegaglia, però, proprio perché è corretto, è anche impegnativo. Qualche tempo fa, su questo blog è stato ricordato il caso di quell’imprenditrice veneta, Monica Galvanin la quale, nel mentre lamentava la scarsa attenzione delle banche per un’operazione palesemente sproporzionata alle proprie forse (vedi rapporto debiti finanziari/fatturato) candidamente si chiedeva che fare dei tanti capannoni vuoti e sfitti acquisiti dalla sua impresa. Uscire dalla crisi non è e non sarà facile, le banche e le imprese dovranno fare la loro parte. Ma le imprese devono cominciare ad avere maggiore consapevolezza di quello che fanno, una maggiore coscienza di natura, qualità e durata del proprio fabbisogno finanziario. Sapere il perché si chiede è il modo migliore per chiederlo.
Una risposta su “Tiramisu”
[…] malattie gravi non può essere gradevole, l’intervista rilancia, inaspettatamente, il noioso refrain della valutazione degli intangibles delle imprese. Anzi, per non saper né leggere né scrivere, si […]
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