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Banche Capitale circolante netto operativo Fabbisogno finanziario d'impresa Imprese Indebitamento delle imprese PMI Relazioni di clientela

Size does (really) matter? Ovvero, ancora sulla dimensione aziendale (3a e ultima parte).

Esiste un vincolo finanziario allo sviluppo, la letteratura economica se n’è occupata tante volte, specialmente nel nostro Paese. Il vincolo finanziario definisce il rapporto fra le risorse disponibili -scarse- e la necessità di impiegarne quantità elevate -almeno normalmente- per crescere, svilupparsi, fare investimenti.

Il vincolo finanziario non è risolvibile esclusivamente dal lato bancario: è impensabile che le banche si facciano carico, più di quanto già accade, del sostegno al fabbisogno finanziario di imprese il cui rischio operativo ricadrebbe, in tal modo, esclusivamente sul finanziatore. E il finanziato, l’imprenditore, non può pensare che un’operazione stia in piedi solo perché una banca la finanzia. Le banche sbagliano, ma quando se ne accorgono non abbandonano sportivamente la partita, richiedono il dovuto.

La crescita è costosa, bisogna potersela permettere, non appena trovando la copertura per i propri fabbisogni, ma verificando che le scelte che si compiono consentano di ritrarre utili adeguati, non appena nominalmente sufficienti. Nessuno può togliere il rischio di impresa, né ai piccoli, né ai grandi imprenditori. Ma se prima di agire si valutassero le conseguenze delle proprie scelte, forse ci si farebbe meno male, evitando dolorosi bagni di sangue, indebitamenti insostenibili, tristi chiusure. Permettersi la crescita significa sia verificare la convenienza e la fattibilità di piani e programmi, come già si è illustrato, ma anche ipotizzare, finalmente, di impiegare capitale proprio, capitale di rischio. Non è appena una questione di garanzie, le garanzie, per quanto valgano, non producono né reddito, né liquidità, non garantiscono altro che il debito a fronte del quale sono state prestate, non assicurano lo sviluppo. Se non si tratta di garanzie, e neppure di banche “cattive”, è una questione, molto più semplicemente, di farsi qualche domanda sul senso di quello che si sta facendo.

(Fine).

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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