
Adana è considerata una capitale della regione. Il titolo dipende da due particolari: il primo è la moschea Sebanci, costruita alla fine degli anni Novanta con i soldi raccolti in tutto il medio oriente. Ha sei minareti e contiene trentamila persone, per trovarne una così grande bisogna andare alla Mecca. Il secondo è il numero di imprese che hanno fatto fortuna in città: sono centinaia, le chiamano Tigri dell’Anatolia ed è facile capire il perché. “Qui la crisi è durata poche settimane, il tempo di capire che i problemi della Grecia, della Spagna e dell’Italia potevano colpire i nostri bilanci – spiega Bilal Nadir, il proprietario di una fabbrica che produce materie plastiche – Abbiamo lasciato i mercati tradizionali per puntare su paesi come l’Iran e l’Afghanistan, il rischio è più alto ma anche i guadagni lo sono. E’ così che abbiamo evitato il peggio, grazie a Dio e al governo”.
Luigi De Biase, Il Foglio 2 giugno 2010