Un articolo del Sole 24 Ore di Vittorio Carlini stigmatizza comportamenti e frasi di Warren Buffett il quale, da azionista “di peso” di Moody’s, mostra di non conoscere i problemi di professionalità e la soluzione, invero insoddisfacente a quanto pare, data ai conflitti di interesse. Berkshire Hathaway, in effetti, possiede azioni di moltissime società quotidianamente scrutinate dai rating di Moody’s e delle altre agenzie, le quali parrebbero mosse da intenti tutt’altro che neutrali e professionali nell’assegnazione dei voti di affidabilità.
Che si possa, anzi si debba, regolamentare l’attività delle agenzie di rating, vigilandone le prassi e le modalità di assegnazione del giudizio, ovvero di una notizia price sensitive, è un dato acclarato, richiamato anche dal Governatore Draghi nella sua relazione di fine maggio. Pare invece più complesso e, soprattutto, velleitario, attribuire ad un azionista, sia pure di spessore e di grande peso specifico, responsabilità che non gli competono e che, se attribuite, farebbero scomparire o renderebbero molto labili i contorni della responsabilità dei sindaci, dei revisori ma, in particolare, dei manager. E, d’altra parte, Buffett risponde della creazione di valore rispetto ai suoi azionisti -ai quali è andata bene anche nei momenti peggiori della crisi- non della tutela dei valori. Altrimenti, più che un oracolo, sarebbe onnisciente e preveggente.