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Educazione Università

Educazione liquefatta.

I sociologi ci ripetono che il nostro sistema sociale si va sempre più destrutturando. Siamo passati dalla società industriale a quella postindustriale, poi a quella postmoderna, infine a quella che Bauman chiama liquida perché non ha più regole e legami forti. Io credo invece che a fasi di destrutturazione seguano fasi di ricostruzione e che questa nuova fase ricostruttiva sia già cominciata. Prendiamo il campo dell’insegnamento. Cinquant’anni fa dall’incontro fra Dewey, la psicoanalisi ed il marxismo volgare, è nata una pedagogia secondo cui non si devono imporre regole e dare nozioni. Il bambino non deve imparare a memoria le tabelline, le poesie, i nomi geografici, le date della storia, non deve studiare la grammatica, l’analisi logica. Non deve nemmeno riconoscere l’autorità dei genitori e degli insegnanti. Questi pedagogisti pensavano che l’individuo sarebbe stato più libero di creare e sarebbe avvenuta una stupefacente fioritura culturale. Invece si è creato un vuoto che è stato riempito dalla cultura mediatica.

Il ragazzo non sa le poesie ma conosce le canzonette, non segue i comandamenti morali ma «ciò che dicono i compagni », non conosce i classici ma quello che dicono i personaggi televisivi. La pedagogia che livella tutto sul basso per eliminare le differenze, in realtà ha avuto come effetto di rendere ignoranti milioni di persone e di privilegiare quelli che potevano andare nelle università e nelle scuole di eccellenza dove trovavano maestri autorevoli e programmi rigorosi. Perciò oggi sono sempre più numerosi coloro che pretendono una scuola più seria, più rigorosa, con insegnanti preparati e più autorevoli. Ma incominciano anche a capire che sono indispensabili delle norme morali di base interiorizzate, apprese fin dall’infanzia. Non puoi aspettare che il bambino impari da solo che non deve rubare o angariare i suoi compagni. Devi insegnarglielo e far sì che se lo imprima nella mente, diventi una abitudine. Infine stiamo anche capendo che il nostro ordine sociale è fondato sul comandamento fondamentale: «Comportati con l’altro come vorresti che lui si comportasse con te». Un comandamento che non può esser dimostrato con un calcolo dei costi-benefici. O lo accetti o non lo accetti. In cinquant’anni siamo passati dall’autoritarismo più cieco all’anarchia più totale, dalla società più rigida a quella più sbriciolata, liquefatta. Ma non si va oltre il liquido, si deve incominciare la ricostruzione.

Francesco Alberoni, Il Corriere della Sera, 29 marzo 2010

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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