La Nutella non mi era permessa tutti i giorni, troppo cioccolato non andava bene. La cocacola era abbastanza rara, roba da festicciola di compleanno, come le altre bibite. In alternativa mia nonna mi proponeva pane e olio, pane olio e pomodoro, c’era anche l’opzione pane vino e zucchero ma non ci piaceva granchè(pensate le mamme aspiranti-svedesi di oggi come inorridirebbero, ma il vino annacquato poteva a volte essere versato a un ragazzino a tavola, non era un tabù). Poi la solita marmellata, ma la nutella ci piaceva di più e, a conti fatti ne ho mangiata veramente tanta. Poi è successo il miracolo, senza etichette, senza avvertenze e senza nutrizionisti da telegiornale, senza lega alcolisti anonimi questa bambina cresciuta senza assoluti divieti e istruzioni per l’uso al dettaglio (ma con dosaggi controllati da mamma e nonna, mica specialisti, solo usando semplici proposte alternative) non è obesa, nè alcolista. Ma sono convinta di non essere sola. Chi è nato negli anni ’70 si faccia avanti, andiamo a Bruxelles, la pubblicità della Ferrero siamo noi. P.s. dovrebbero occuparsi di educare i figli, non le etichette.
Lisa Taiti, Prato (Il Foglio, HPC 17 giugno 2010)
Una risposta su “Educare i figli, non le etichette.”
Anche le merende che mi preparavano le mie nonne consistevano in “culetto” del pane con vino (di casa) e zucchero oppure pane, olio (quello buono) e sale. Ma se facevo i compiti con l’amichetta delle elementari si poteva osare con la Nutella. Quando andavo a trovare i miei vicini di casa, già allora anziani, questi mi offrivano il Cynar annacquato: uno scandalo per le mamme di oggi! Ma non credo di avere squilibri mentali e neppure ho il vizio dell’alcool.
La troppa apprensione dei genitori o, al contrario, un laissez-faire illimitato conducono i ragazzi a vagare verso percorsi estremi. E’ necessaria una educazione equilibrata che serva loro come guida per la crescita e per affrontare in modo responsabile decisioni fondamentali.
E se tenessimo a mente la grande importanza dell’educazione, forse non sentiremmo neanche il bisogno di stabilire continuamente un’infinità di restrizioni legali e la vita sociale sarebbe molto più serena. A me non verrebbe mai in mente di andare a rapinare una banca. E tutto ciò inciderebbe anche a livello economico: pensate a quanto spendiamo ogni anno in vigilanza, polizia, carceri.
E l’attacco alla Nutella? Solo una questione di invidia.
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