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Stress test 1.

Morya Longo, sul Sole 24 Ore, commentando l’esito positivo della stragrande maggioranza degli stress test svolti sulle banche italiane ed europee, esprime dubbi sia sulla loro affidabilità, sia sul loro fondamento teorico (vecchia regolamentazione o nuova regolamentazione?), afferma che la partita vera si gioca sull0inasrimento o l’ammorbidimento di quelli che sono ormai noti come i requisiti di Basilea 3 .

E’ bene ricordare, parlando di stress test, che la Circolare 263/06 della Banca d’Italia con il proposito di circoscrivere con chiarezza i concetti alla base del dialogo tra la Vigilanza e gli intermediari in materia di adeguatezza patrimoniale, fornisce le seguenti definizioni per indicare i requisiti di capitale calcolati internamente (a fronte del singolo rischio o a livello complessivo) e le risorse patrimoniali utilizzate per la copertura dei singoli rischi o di tutte le esigenze aziendali:

  • capitale interno: il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di capitale relativo ad un determinato rischio che la banca ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso;
  • capitale interno complessivo: il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti dalla banca incluse le eventuali eccedenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico;
  • capitale e capitale complessivo: gli elementi patrimoniali che la banca ritiene possano essere utilizzati rispettivamente a copertura del capitale interno e del capitale interno complessivo.

Ciò che dunque è in discussione con gli stress test è la capacità della banca di resistere ad eventi eccezionali e non prevedibili, riguardanti le varie componenti del proprio attivo, attraverso un’adeguata dotazione di capitale. Semplificando, è come se si eseguisse il crash test su un’autovettura tenendo conto di quanti passeggeri può trasportare e, di conseguenza, di quanti e quali e dove debbano essere collocati gli airbag. Se la macchina trasporta ed è autorizzata a trasportare solo il passeggero lato guida, gli airbag dovranno essere almeno due etc…

I passeggeri sono i rischi, il capitale sono le dotazioni di sicurezza della macchina, il capitale proprio in primis, che rappresenta, appunto, gli airbag.

Il punto di partenza è dunque la conoscenza del livello di rischio. La categoria più importante di rischio per le banche, soprattutto italiane, è o dovrebbe essere il rischio di credito, per testare il quale la  metodologia applicativa prevede che ogni Banca effettui prove di stress volte a valutare gli impatti potenziali sul capitale interno di valori estremi ma plausibili del tasso di incidenza delle posizioni deteriorate sul totale impieghi. In particolare lo stress viene ipotizzato determinando una misurazione del rischio necessaria a fronte del nuovo livello di rischiosità del portafoglio bancario, ridefinita sulla base del valore del rapporto tra l’ammontare delle esposizioni deteriorate e gli impieghi aziendali (stimato attraverso l’indicatore “Sofferenze e Incagli/Impieghi Totali”) verificatosi nella peggiore congiuntura creditizia sperimentata dalla Banca in una serie storica a partire da Dicembre 1996, rilevato a fine periodo di ogni esercizio (quando disponibile si utilizzerà una serie storica di 15 anni).

Dunque su questo punto la metodologia è nota e, soprattutto, a meno che non sia sotto stress una banca “imbottita” di titoli spazzatura, relativamente tranquillizzante, poiché il sistema finanziario italiano era e resta saldamente orientato agli intermediari.

(prosegue).

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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