Dunque l’ansia per la pubblicazione degli esiti degli stress test è immotivata? Sul punto sarebbe bene riflettere che il problema non sono i mercati, la cui capacità di fissare prezzi efficienti è quantomeno discutibile, quanto piuttosto i risparmiatori. Sono questi ultimi, non i mercati, ad avere il diritto di sapere quanto e quale tipo di rischio si trovi negli attivi delle banche cui affidano i risparmi, sono questi ultimi che devono essere informati. La preoccupazione dei famosi mercati è stata rivolta soprattutto all’ipotesi che le principali banche europee avessero in portafoglio un quantitativo rilevante di titoli di Stato emessi da Paesi PIGS, come tali a forte rischio di insolvenza. E si è molto, forse troppo, parlato di stress test relativamente a questo rischio, tralasciando o ignorando la questione degli impieghi economici (i.e. prestiti alle imprese), che è tutt’altro che serena, circoscritta e limitata. La trasparenza sui livelli di rischio di ogni singola istituzione creditizia assoggettata a sorveglianza era uno dei pilastri di Basilea 2 rimasti inattuati. Il Governatore Draghi ha cominciato, per quanto riguarda il nostro Paese, a rendere noti i risultati delle verifiche ispettive e gli esiti delle valutazioni fatti da via Nazionale. Se anche a livello europeo ed internazionale si seguisse la stessa strada, forse l’ansia diminuirebbe, e con essa lo stress.
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