Carte di credito in 15 minuti, burocrazia bancaria ridotta al minimo, banca aperta il sabato e la domenica. Il banchiere americano Vernon Hill apre a Londra il primo sportello di Metro Bank, promettendo di rivoluzionare il mercato retail.
In realtà, come afferma il corrispondente da Londra del Sole 24 Ore, a parte la rapidità nel disbrigo delle pratiche e nel rilascio delle carte di credito, non pare esservi granché; e le condizioni non sono certamente favorevoli (tasso sullo scoperto superiore al 15%, on-line banking limitato).
La notizia dell’apertura di Metro fa comunque riflettere, perché si apprestano a fare lo stesso Tesco e Virgin. Ma è difficile non pensare alla difficile conciliabilità di costi operativi mediamente più elevati -il personale che lavora al sabato ed alla domenica, anche ammesso che non costasse di più per ora lavorata, certamente inciderebbe maggiormente sui volumi prodotti- e “povertà” del business. Certo, il 15% sullo scoperto è un tasso remunerativo, ma parliamo di una banca retail, per la quale la clientela imprese rappresenterà una quota ridottissima; ed alla quale difficilmente potranno essere erogati servizi qualificati. Rimane il grande pubblico: che forse non si lamenterà più dei disservizi, ma potrebbe cominciare a farlo dei costi, se questi, come è probabile, si riveleranno più elevati, tassi a parte.
C’è un trade-off nell’erogazione del servizio bancario, fra innalzamento della qualità del servizio e basso costo del medesimo. Ed è un trade-off difficilmente superabile, poiché imperniato sull’elemento decisivo del costo del lavoro. Le foto del debutto di Metro Bank sono, al riguardo, significative, mostrando lunghi banconi densi di impiegati in divisa blu e cravatta rossa. E se è vero che il costo del lavoro bancario negli Stati Uniti o in Inghilterra non è paragonabile a quello italiano, riesce tuttavia difficile pensare che possa essere compresso all’infinito, riducendo i profitti o riversandosi sui prezzi al consumatore. Non esistono pasti gratis, figuriamoci una banca.