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Analisi finanziaria e di bilancio Banche Fabbisogno finanziario d'impresa Indebitamento delle imprese Mariella Burani

Ignoranti come un banco.

Ignoranti come un banco.

Un bell’articolo dell’ottimo Fabio Pavesi su Plus24 di sabato 28 agosto, sottolinea la lezione per le banche dei tre dissesti, i primi due -Viaggi del Ventaglio e Burani- conclamati, il terzo -SNIA- in dirittura d’arrivo, che hanno fatto sfumare prestiti per circa un miliardo. Pavesi ha ottime ragioni per affermare che le banche non hanno fatto il loro dovere, ovvero non hanno valutato approfonditamente e con attenzione il merito di credito. Nel caso Burani, peraltro, il comportamento di Centrobanca, guidata da Mario Boselli, e di UBI, è ancora più grave e desta preoccupazione, perché certe decisioni sono state prese quando ormai chiunque si sarebbe accorto del dissesto.

Pavesi nel suo articolo parla di “lezione per le banche“. Ma la sensazione, leggendo sullo stesso giornale, lo stesso giorno, lo stesso giornalista che parla di “Coppola e le banche prodighe“, a proposito del ritorno sulla scena dell’immobiliarista, grazie al Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti (le cui bizzarre tesi si è già avuto modo di commentare), è quella di alunni assai ignoranti ed impreparati. Alunni, come si dice in Romagna, “ignoranti come un banco”: che sta sempre nella stessa classe, ascolta ogni tipo di lezione, e non impara nulla.

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Banca d'Italia Banche Fabbisogno finanziario d'impresa Imprese Indebitamento delle imprese

Braccino corto 4.

“Se si passa ad analizzare nel dettaglio le modalità di ristrutturazione dei
finanziamenti si osserva che i due terzi delle imprese che hanno sottoscritto un piano di
ristrutturazione ha ottenuto un allungamento delle scadenze contrattuali o una temporanea
sospensione dei pagamenti; nel 42,5 per cento dei casi le banche hanno concesso ulteriore
credito e nel 27,2 per cento è stata accordata una riduzione dei tassi di interesse. Sono
stati invece meno frequenti accordi in cui gli intermediari sono riusciti ad ottenere
aumenti di capitale da parte dei soci (13,7 per cento) o cambiamenti negli assetti operativi
o strategici delle aziende (5,4 per cento); in circa un quarto dei casi sono state concordate
modifiche all’impianto delle garanzie.”

Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi.

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Banche Crisi finanziaria USA

Quindi noi a chi dobbiamo sparare?

Uno dei personaggi di Furore si chiama Muley Graves. Nella versione cinematografica del romanzo, Graves è costretto ad abbandonare la terra che coltiva per il pignoramento della fattoria. Il contadino non sa con chi prendersela. Gli dicono che non è colpa dello sceriffo. L’agente immobiliare non c’entra. Nemmeno la banca locale era responsabile. «Quindi – chiede Graves – noi a chi dobbiamo sparare?».

Christian Rocca Il Sole 24 Ore, 22 agosto 2010

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don Giussani

Manchiamo terribilmente non di soluzioni ma di domande.

Come Giussani scrive nel libro L’Io rinasce in un incontro,noi viviamo in una maggiore debolezza di coscienza, una debolezza non etica, ma di energia della coscienza”. (..) La debolezza non è né etica, né scientifica. Le soluzioni scientifiche non ci mancano, al contrario, ne abbiamo da vendere. Abbiamo perfino soluzioni finali. Manchiamo terribilmente non di soluzioni ma di domande, di chiamate, di un dramma che ci impegni e ci dia non una soluzione, ma un senso, e cioè non un mezzo per proteggerci, ma uno scopo per il quale donarci.

Fabrice Hadjadj, 28 agosto 2010, Meeting di Rimini

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Disoccupazione Fiat Imprese Lavoro Sud

Conosciamo bene le regole dei mercati.

Conosciamo bene le regole dei mercati.
Il loro andamento è determinato dalla domanda e dall’offerta, e trovano il loro equilibrio all’incrocio di queste due funzioni.

Nella ricerca di questo equilibrio, non adottano principi etici e non sono condizionati da fattori o legami emotivi.
Se lasciassimo il mercato libero di agire, alla sua maniera, le prospettive per la Fiat in Italia non sarebbero buone.
La verità è che l’unica area del mondo in cui l’insieme del sistema industriale e commerciale del Gruppo Fiat è in perdita è proprio l’Italia.
Lo è quest’anno come lo è stato lo scorso.

Sergio Marchionne, Meeting di Rimini, 26 agosto 2010

marchionne_rimini_260810

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Alessandro Berti

In loving memory.

Rita Rigoni Berti, 11-1-1960, 24-8-2006
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don Giussani Lavoro

Una diversa concezione di lavoro.

Henri Matisse, Icarus

Prima conseguenza di questa concezione è un’idea di lavoro come “nesso tra il gesto, enorme o banale, che compio e il destino, il compimento della vita, la pienezza dell’io.”

Julian Carròn

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Banca d'Italia Banche Mario Draghi Vigilanza bancaria

La sostenibilità di Basilea 3.

Mario Draghi, Governatore di Banca d'Italia

Mario Draghi difende le nuove regole di Basilea 3, riprendendo il contenuto di due studi a cura del Basel Committee e del Financial Stability Board (sia il primo, sia il secondo disponibili alla voce documenti del Blog).

Stupisce la perseveranza dei banchieri nel difendere un assetto che ha portato le banche ad amplificare gli effetti della crisi, causa la debolezza dei patrimoni bancari e la loro sottovalutazione rispetto ai rischi. I banchieri continuano a pensare che le nuove regole non siano sopportabili da parte dei loro istituti e che vi saranno gravi problemi per la ripresa, le imprese, gli investimenti e l’occupazione; decisamente non riescono ad immaginare che, senza di esse, non vi sarà più nulla da sostenere.

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Banche Indebitamento delle imprese Unicredit

Pagamento di debiti a mezzo di debiti (freschi) 2.

Salvatore Ligresti

Non solo le società di calcio come il Manchester United e gli stati sovrani si ingegnano a rifinanziare il debito. Anche Salvatore Ligresti, secondo Laura Galvagni, sul Sole 24 Ore di ieri, “chiude il nodo debito“. Ci si aspetta che Salvatore Ligresti abbia liquidato partecipazioni, venduto immobili, ricapitalizzato, trovato un libico o qualcosa del genere. Ciò che la Galvagni chiama “chiusura del nodo” altro non è che un’operazione di ristrutturazione del debito per 150 milioni, capofila l’immancabile Unicredit (che a suo modo è banca di sistema: del sistema dei dissesti, delle crisi e delle ristrutturazioni dei debiti), con passaggi interni di pacchetti azionari (i.e.: trasferimento di tenute agricole), sistemazioni della tesoreria di gruppo e, per non farsi mancare nulla, pagamenti di dividendi per 22,5 milioni. Non male, come operazione, ma come recita un comunicato, si è proceduto a concentrare presso Imco “gli asset immobiliari ed il debito bancario“. E’ abbastanza stupefacente che Laura Galvagni definisca, letteralmente, “mezzi freschi“, quelli che non sono altro che debiti freschi, concentrati in una società piena di immobili. Ma probabilmente, ciò in provincia chiameremmo debiti finanziari, nel salotto buono si chiamano mezzi freschi. E’ una questione terminologica, tutto qua.

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Banche Bolla immobiliare Economisti Regno Unito USA Vigilanza bancaria

Alibi

(..) Per l’autorità che controlla il mercato, lo speculatore è un operatore come un altro e viene colpito (o dovrebbe essere colpito) solo se manipola il processo di formazione dei prezzi.

La grande variabilità dei prezzi è determinata anche dallo squilibrio fra le quantità trattate sui mercati e la produzione effettiva e questo squilibrio può addirittura essere accentuato dall’esistenza di un mercato regolamentato ed efficiente, come è dimostrato dal fatto che in poche ore a New York oggi si contrattano più barili di petrolio di quanti vengano materialmente prodotti in un intero anno.

(..) qual è la causa ultima della variabilità eccessiva di certi prezzi, cioè chi fornisce le armi agli speculatori? Qui non ci sono dubbi: da almeno due decenni, si è creata un’enorme liquidità che di volta in volta si scarica su vari mercati. Prima le azioni, poi gli immobili, poi titoli di paesi sovrani, ma anche il petrolio, il grano e qualunque asset o bene che sia in grado di assicurare rendimenti di breve periodo elevati. E come è noto questo eccesso di liquidità non solo non è stato riassorbito, ma è stato ulteriormente dilatato dalle politiche monetarie ultra-accomodanti che si sono rese necessarie per salvare il sistema finanziario mondiale dal disastro.

Ritornare a condizioni vagamente normali richiede tempi lunghi, che si dilatano quanto più si allontanano le prospettive di riforma sostanziale del sistema finanziario. Basti pensare al rinvio (non a caso festeggiato sui mercati come la vittoria di un mondiale di calcio) dell’introduzione di limiti all’indebitamento complessivo delle banche, che avrebbe potuto favorire un ridimensionamento dei grandi intermediari e dunque anche della loro capacità di alimentare direttamente o indirettamente eccessi speculativi di ogni sorta. Oppure, come accade nel Regno Unito, si proclama l’obiettivo ambizioso di riportare il sistema bancario al ruolo d’infrastruttura al servizio della produzione e degli investimenti, e si formulano proposte tanto coraggiose quanto d’improbabile attuazione. In questo quadro, gli speculatori non sono i veri colpevoli: sono uno splendido alibi.

Marco Onado, Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2010