(..) Per l’autorità che controlla il mercato, lo speculatore è un operatore come un altro e viene colpito (o dovrebbe essere colpito) solo se manipola il processo di formazione dei prezzi.
La grande variabilità dei prezzi è determinata anche dallo squilibrio fra le quantità trattate sui mercati e la produzione effettiva e questo squilibrio può addirittura essere accentuato dall’esistenza di un mercato regolamentato ed efficiente, come è dimostrato dal fatto che in poche ore a New York oggi si contrattano più barili di petrolio di quanti vengano materialmente prodotti in un intero anno.
(..) qual è la causa ultima della variabilità eccessiva di certi prezzi, cioè chi fornisce le armi agli speculatori? Qui non ci sono dubbi: da almeno due decenni, si è creata un’enorme liquidità che di volta in volta si scarica su vari mercati. Prima le azioni, poi gli immobili, poi titoli di paesi sovrani, ma anche il petrolio, il grano e qualunque asset o bene che sia in grado di assicurare rendimenti di breve periodo elevati. E come è noto questo eccesso di liquidità non solo non è stato riassorbito, ma è stato ulteriormente dilatato dalle politiche monetarie ultra-accomodanti che si sono rese necessarie per salvare il sistema finanziario mondiale dal disastro.
Ritornare a condizioni vagamente normali richiede tempi lunghi, che si dilatano quanto più si allontanano le prospettive di riforma sostanziale del sistema finanziario. Basti pensare al rinvio (non a caso festeggiato sui mercati come la vittoria di un mondiale di calcio) dell’introduzione di limiti all’indebitamento complessivo delle banche, che avrebbe potuto favorire un ridimensionamento dei grandi intermediari e dunque anche della loro capacità di alimentare direttamente o indirettamente eccessi speculativi di ogni sorta. Oppure, come accade nel Regno Unito, si proclama l’obiettivo ambizioso di riportare il sistema bancario al ruolo d’infrastruttura al servizio della produzione e degli investimenti, e si formulano proposte tanto coraggiose quanto d’improbabile attuazione. In questo quadro, gli speculatori non sono i veri colpevoli: sono uno splendido alibi.
Marco Onado, Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2010