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Alibi

(..) Per l’autorità che controlla il mercato, lo speculatore è un operatore come un altro e viene colpito (o dovrebbe essere colpito) solo se manipola il processo di formazione dei prezzi.

La grande variabilità dei prezzi è determinata anche dallo squilibrio fra le quantità trattate sui mercati e la produzione effettiva e questo squilibrio può addirittura essere accentuato dall’esistenza di un mercato regolamentato ed efficiente, come è dimostrato dal fatto che in poche ore a New York oggi si contrattano più barili di petrolio di quanti vengano materialmente prodotti in un intero anno.

(..) qual è la causa ultima della variabilità eccessiva di certi prezzi, cioè chi fornisce le armi agli speculatori? Qui non ci sono dubbi: da almeno due decenni, si è creata un’enorme liquidità che di volta in volta si scarica su vari mercati. Prima le azioni, poi gli immobili, poi titoli di paesi sovrani, ma anche il petrolio, il grano e qualunque asset o bene che sia in grado di assicurare rendimenti di breve periodo elevati. E come è noto questo eccesso di liquidità non solo non è stato riassorbito, ma è stato ulteriormente dilatato dalle politiche monetarie ultra-accomodanti che si sono rese necessarie per salvare il sistema finanziario mondiale dal disastro.

Ritornare a condizioni vagamente normali richiede tempi lunghi, che si dilatano quanto più si allontanano le prospettive di riforma sostanziale del sistema finanziario. Basti pensare al rinvio (non a caso festeggiato sui mercati come la vittoria di un mondiale di calcio) dell’introduzione di limiti all’indebitamento complessivo delle banche, che avrebbe potuto favorire un ridimensionamento dei grandi intermediari e dunque anche della loro capacità di alimentare direttamente o indirettamente eccessi speculativi di ogni sorta. Oppure, come accade nel Regno Unito, si proclama l’obiettivo ambizioso di riportare il sistema bancario al ruolo d’infrastruttura al servizio della produzione e degli investimenti, e si formulano proposte tanto coraggiose quanto d’improbabile attuazione. In questo quadro, gli speculatori non sono i veri colpevoli: sono uno splendido alibi.

Marco Onado, Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2010

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Tutti i salmi finiscono in gloria (Denis dentro al buio del locale 2).

In attesa di vedere il bilancio 2009, che a tutt’oggi non è stato pubblicato sul sito della BTP Costruzioni Generali, pare che si tratti di nuovo, di una noiosissima storia di immobili, compravenduti oppure no, con preliminari farlocchi oppure no, ma sempre immobili. Di una grande impresa, ma immobili: non abbiamo appena un problema di tipo tecnico o legale, nei rapporti fra banca ed impresa in Italia, no. Il problema è nella testa, è culturale: e viene prima dei preliminari fasulli.