
Non solo le società di calcio come il Manchester United e gli stati sovrani si ingegnano a rifinanziare il debito. Anche Salvatore Ligresti, secondo Laura Galvagni, sul Sole 24 Ore di ieri, “chiude il nodo debito“. Ci si aspetta che Salvatore Ligresti abbia liquidato partecipazioni, venduto immobili, ricapitalizzato, trovato un libico o qualcosa del genere. Ciò che la Galvagni chiama “chiusura del nodo” altro non è che un’operazione di ristrutturazione del debito per 150 milioni, capofila l’immancabile Unicredit (che a suo modo è banca di sistema: del sistema dei dissesti, delle crisi e delle ristrutturazioni dei debiti), con passaggi interni di pacchetti azionari (i.e.: trasferimento di tenute agricole), sistemazioni della tesoreria di gruppo e, per non farsi mancare nulla, pagamenti di dividendi per 22,5 milioni. Non male, come operazione, ma come recita un comunicato, si è proceduto a concentrare presso Imco “gli asset immobiliari ed il debito bancario“. E’ abbastanza stupefacente che Laura Galvagni definisca, letteralmente, “mezzi freschi“, quelli che non sono altro che debiti freschi, concentrati in una società piena di immobili. Ma probabilmente, ciò in provincia chiameremmo debiti finanziari, nel salotto buono si chiamano mezzi freschi. E’ una questione terminologica, tutto qua.