Dall’età della pietra all’età dei metalli, dalle grandi civiltà idrauliche al fiorire di quelle intorno al mare Mediterraneo, dalla rinascita medioevale fino all’epoca moderna e contemporanea, è stato spesso un progredire, non senza difficoltà, contraddizioni ed errori, momenti di arresto o addirittura di arretramento, lungo un sentiero che può essere letto in chiave di affrancamento dalle privazioni materiali e di elevazione umana e sociale: l’umana avventura è anche avventura economica.
Infatti, a differenza dell’animale, che pure deve affrontare il problema, l’uomo non ha un rapporto istintivo, animalesco appunto, con bisogni e risorse. Egli prende coscienza gradualmente dei propri bisogni e delle risorse e a ciò contribuisce la sua attività, quello che comunemente chiamiamo
lavoro.
Anche se il termine è per analogia esteso agli animali e alle macchine, in realtà il lavoro è prerogativa dell’uomo, solo che si consideri che esso non consiste semplicemente in energia fisica applicata a un processo produttivo, ma anche e soprattutto nell’uso di capacità umane distintive, ragione e abilità, per
concepire, governare e far evolvere tali processi e per finalizzarli a scopi desiderati.
Gianluigi Gorla, “Logos e Agape” L’école valdôtaine, 84 2010