
Allora la vera questione è: come si educa la libertà? Rispondendo alla provocazione del reale: se il reale provoca, l’educazione della libertà deve essere educazione a rispondere alla provocazione. È semplice: «È l’educazione ad aver “fame e sete” che rende attenti alle sollecitazioni che gremiscono il confronto con la totalità del reale […]. Beati coloro che hanno fame e sete [è una grazia l’umano che ha questa fame e questa sete: la vita, così, è una benedizione, perché divento in grado di accogliere tutto il reale]. Invece maledetti coloro che non hanno fame e sete, coloro che sanno già, coloro che non si aspettano niente. Maledetti i soddisfatti a cui la realtà è, caso mai, puro pretesto alle loro agitazioni e non si aspettano nulla di veramente nuovo da essa [ecco la maledizione](1)».
(1) L.Giussani, Il senso religioso, BUR
Julian Carròn, Rimini, aprile 2010