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Banche

La “banca dei poveri”.

Dunque, non è tutta etica quella che riluce. E forse meriterebbe qualche riflessione la storia che viene raccontata da Nicoletta Tiliacos sul Foglio, quando riporta le affermazioni dell’economista Esther Duflo, che dice, testualmente non c’è “alcun segno di trasformazione profonda nella vita delle famiglie: nessuno dei due studi (su Filippine e India: NdR)  dimostra un vero impatto sulla salute, sulla scolarizzazione o sul potere di decisione delle donne”. E ancora: “Nelle strade indiane, indonesiane o bengalesi, si vedono innumerevoli piccoli negozi di spezie, che vendono tutti la stessa cosa, e i cui ricavi sono a malapena sufficienti per pagare un salario minimo al proprietario”.

Cosa c’è che non va in un’invenzione, la “banca dei poveri” così piena di etica e di buoni propositi? Forse è l’etica slegata da qualunque altro riferimento, che diventa moralismo, la finanza solidale, e si riduce a regole e buoni propositi? Si accettano idee e contributi.

 

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Banche Unicredit

I rating delle banche.

Da un articolo del Sole 24 Ore on line apprendiamo che “Il settore bancario italiano secondo Moody’s si merita nel complesso un rating “C” che indica un’adeguata «forza finanziaria intrinseca». La media del comparto, ponderata per le dimensioni, «è fortemente influenzata dai rating più elevati di Unicredit (C) e Intesa Sanpaolo (B-). La media non ponderata dei rating Bfsr delle banche italiane è «C-» segno che la maggioranza delle banche è vulnerabile alle avversità». Il livello di rating, relativamente solido, delle due banche maggiori secondo Moody’s fa eccezione in quanto, nonostante una qualità degli attivi non forte, riflette la forza della rete commerciale.

Qui si deve confessare la propria ignoranza: sinceramente non si era giunti a pensare che, nonostante una “qualità degli attivi non forte“, si potesse tuttavia confidare nella “forza della rete commerciale“.

Sarebbe interessante spiegare lo stesso concetto ai molti titolari di Pmi che stanno assistendo al razionamento del credito verso le loro imprese in questo periodo. Ma sarebbe anche interessante sapere che cosa si intende veramente per “forza della rete commerciale”: per esempio, la forza di saper vendere derivati come se fossero caramelle?

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Banche Unicredit Vigilanza bancaria

Dividend policy (the key means to rebuild capital).

Il Financial Times si è occupato di recente delle grandi banche italiane e del ruolo che in esse rivestono le Fondazioni, con giudizi non certo lusinghieri, come per esempio il seguente: “In spite of being among the weakest capitalised banks in Europe, Unicredit, Intesa San Paolo and Monte dei paschi are adamant they will not launch rights issues to meet new global capital standards. “Dividend policy will be the real point of decision and flexibility instead,” said one senior bank executive. Another bank director said: “In order to beef up capital, halving the historic dividend pay-out ratio is perfectly possible.” (..)

Cutting the dividend will be politically sensitive in Italy, where provincial banking foundations continue to hold large stakes in even the biggest banks. These foundations have long relied on the banks’ dividend pay-outs to fund social ventures. In spite of the extended phase-in period for the new Basel rules, many banks believe the markets will favour institutions that meet the new requirements early, prompting them to consider how they can top up capital quickly.

E ancora: “But Italy’s banks believe they can be compliant by 2013 with both the 7 per cent Basel III ratio and an expected “systemic buffer” for big banks of up to 2 per cent more, largely by cutting dividends.

Verrebbe in mente l’arcinota proposizione dell’incontentabile, colui che vuole avere la botte piena, la moglie ubriaca e l’uva sulla vite. Ovvero Fondazioni che cialtroneggiano di banche solide, per le quali non devono sborsare capitali a rafforzamento del patrimonio, che si rafforzerà con gli utili: quegli stessi utili destinati a fornire grassi dividendi.

Naturalmente, da riversare al territorio.

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agricoltura

Principi di management agricolo.

Leggete ed istruitevi. Ma sappiate che c’è una grave mancanza nell’eccellente elenco di istruzioni cui si rimanda: manca il fotovoltaico!

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Banche Unicredit

Fondazioni.

“(…) è singolare  le fondazioni ampiamente rappresentate nel board di Unicredit (9 consiglieri su 23 sono di loro nomina) non abbiano trovato nulla da ridire quando è emerso che la banca aveva collocato un’enorme quantità di prodotti derivati presso piccoli e grandi enti locali, esponendo a gravi rischi i loro bilanci futuri. Peccato, perché la diversificazione avrebbe reso le fondazioni al contempo meno vulnerabili a una crisi che per lungo tempo è destinata a ridurre i profitti delle banche e in grado di allargare il proprio raggio di azione, sentendosi meno vincolate alla base locale tradizionale. Peccato, perché dare in gestione le banche (come qualunque impresa) a un manager compiacente significa anche darla a uno poco competente. A pagare saranno i cittadini che oggi i sindaci dicono di difendere.”

Tito Boeri e Luigi Guiso – www.lavoce.info

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Banca d'Italia Banche Unicredit

Assedi (fortini contendibili).

Massimo Mucchetti, sul CorrierEconomia di lunedì, parla di Unicredit come di un fortino, che si scopre scalabile. E sottolinea i dubbi della Banca d’Italia, stretta fra diritto di gradimento (da riesumare) e discrezionalità (insieme alla moral suasion, uno dei massimi strumenti di vigilanza strutturale). La sensazione che si trae dalla lettura dell’articolo, oltre che dalle considerazioni del Collega Resti, dell’Università Bocconi, intervistato in breve, è che le scalate siano buone e facciano tanto “mercato contendibile dei diritti di proprietà“, dunque molto british: ma solo se riguardano poteri sgraditi o ai quali non si è vicini. In attesa di capire se il nuovo management di Unicredit sarà all’altezza di quello vecchio e, inoltre, se si debba salutare con favore la difesa dell’italianità di Piazza Cordusio, viene immediato ricordare quanto ampiamente deprecato dal Corriere stesso, oltre 5 anni fa, in occasione delle scalate alle banche ed al tentativo di Stefano Ricucci di salire in RCS.

I diritti di proprietà, in effetti, devono essere contendibili: ma non troppo.

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Banche Vigilanza bancaria

Aspetta e spera.

Il comunicato del Financial Stability Board del 20 ottobre scorso affermava, fra le altra cose che “The new standards will reduce the likelihood and severity of future financial crises and create a less procyclical banking system that is better able to support long-term economic growth. The FSB and the Basel Committee, in close collaboration with the BIS and IMF, have assessed the macroeconomic impact of the transition to the stronger capital and liquidity standards. The implementation horizon and transition arrangements have been designed to ensure that implementation does not harm the recovery.”

Dunque, secondo il comunicato emesso a Seoul, dopo la riunione del FSB, i provvedimenti adottati e quelli allo studio sarebbero adeguati per assicurare sia la stabilità del sistema finanziario mondiale, sia per evitare i rischi di una ripresa strangolata sul nascere.  Il Comitato ha precisato che il ratio di liquidità a breve (Lcr, la percentuale di attività totalmente liquide che una banca deve detenere per far fronte a uno shock di 30 giorni) comincerà a esser introdotto dal 2011, ma prima di entrare in vigore, nel 2015, verrà sottoposto a un periodo di osservazione e potrà esser rivisto. «Abbiamno cercato di usare un approccio di buon senso», ha detto Wellink, ammettendo che non tutti gli effetti della misura sono noti. Il ratio non è ancora stato fissato e lo sarà, secondo Wellink, entro fine anno. La liquidità di lungo periodo (net stable funding ratio) comincerà a essere testata nel 2012 e, anch’essa dopo un periodo di osservazione, diventerà obbligatoria dal 2018.

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Banche Banche di credito cooperativo Mutui e tassi di interesse Rischi Strumenti finanziari Unicredit

Per il recupero della credibilità e della reputazione.

Intervenuto al Convegno del Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna a Baveno, Pier Luigi Celli, Direttore generale dell’Università LUISS, ha rammentato di avere lavorato come consulente di Unicredit “per il recupero della credibilità e della reputazione.”

Viste le conseguenze legali di quanto operato dalla banca, viene qualche dubbio: non tanto sulle abilità professionali del dott.Celli, quanto piuttosto sul destinatario delle sue attività di consulenza.

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Banche

Con le dita degli uomini.

Suor Giuliana Galli, vicepresidente del comitato esecutivo della Compagnia di San Paolo

Cosa ci muove? C’è una cosa: la fiducia nella Provvidenza di Dio che si muove con le dita degli uomini.”

Suor Giuliana Galli, intervento al Convegno delle Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna, Baveno (VB), 23 ottobre 2010.

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Banche Banche di credito cooperativo Relazioni di clientela Sviluppo Unicredit

Marketing territoriale.

In effetti la questione del territorio e delle banche che ad esso si richiamano sta diventando un po’ irritante, giusto per usare una parola soave. E la desiderabile -almeno nelle intenzioni- maggiore vicinanza ai territori se è stata sicuramente una delle motivazioni che hanno spinto Alessandro Profumo a rivoluzionare l’organizzazione di Unicredit, è tuttavia obiettivo arduo da raggiungere, usando solo le parole.

Ricapitolando, a larghe maglie: la crisi fa emergere la distanza siderale fra la tradizionale modalità di fare banca, tipica delle banche locali e le grandi banche nazionali; le banche locali nel nostro Paese sono le banche di credito cooperativo, le poche popolari rimaste autonome, qualche Cassa di Risparmio che non ha venduto l’anima al capitale; la crisi dimostra che le grandi banche si fermano alla transazione, le banche locali, non ossessionate dal profitto di breve periodo, prediligono la relazione; le grandi banche pensano che sia giunto il momento, per non perdere clienti e salvare la reputazione, di diventare più locali e, appunto, stare vicino ai territori.

Il problema è proprio questo: il localismo non si improvvisa, la storia non si inventa, le tradizioni non si creano dal niente, altrimenti non sarebbero tradizioni, consuetudini, cultura.

La parola territorio, per le banche locali che vi insistono, è scritta nella loro stessa nascita, poiché sorgono per rispondere alle esigenze di famiglie ed imprese del territorio stesso: non è un caso che siano cooperative. L’abitudine a stare sul territorio ce l’hai perché nasci lì, perché vieni di lì, perché non parli appena il dialetto, ma lo conosci: ed hai l’abitudine, meglio, la cultura, di starlo a sentire, ed ascoltare le sue esigenze.

La banca di relazione si fa così: il marketing è nel modo di fare delle persone, nella loro cultura. Non nelle insegne. Altrimenti è cialtroneria.