
Con il consueto garbo Marco Onado elimina in un solo colpo, mostrandone la miseria, gli argomenti di tutti coloro, banchieri in primis, che temono l’avvento di Basilea 3 come funesto giro di vite sul credito alle imprese. Attraverso l’esempio della Svizzera, che ha imposto alle sue due principali banche (il cui attivo è pari a 4 volte il PIL del Paese) requisiti di capitale ancora più stringenti e di Deutsche Bank, che ha condotto a termine l’aumento di capitale più elevato della storia della banca, per 10,2 miliardi di euro, Onado fa riflettere sulla reale consistenza delle preoccupazioni delle Fondazioni, delle banche e delle associazioni di categoria, ribadite due giorni fa anche dal presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari, che dalle Fondazioni viene e che ne conosce bene la lunghezza di vedute. Mettere più capitale vuol dire incrementare il capitale reputazionale, vuole dire fare crescere l’affidabilità di una banca che, da posizioni di partenza più solide, non potrà che vedersi ridotto il costo della raccolta. Resta la soluzione che tutti paventano, perché è quella più comoda ed è quella che si è verificata con Basilea 2: ovvero, anzichè aumentare il capitale, ridurre l’attivo e dunque rischi e prestiti. A quanto pare, invece, si può essere più seri e coraggiosi, come insegnano svizzeri e tedeschi, senza strozzare l’economia.