E’ la stessa Carim a dare notizia, sul suo sito, dell’abbassamento del rating subito da Standard’s and Poor, con un outlook negativo, ovvero passibile di nuovi abbassamenti, e la discesa al gradino di BB per il debito a medio-lungo termine e B per quello a breve. In almeno apparente contraddizione, S&P assegna dunque un rating peggiore a breve scadenza e migliore a lunga, pur manifestando proprio in prospettiva dubbi sulla tenuta dei conti della Banca. A beneficio del lettore il voto BB identifica, nell’immediato, minore vulnerabilità al rischio di insolvenza di altre emissioni speculative. Tuttavia grande incertezza ed esposizione ad avverse condizioni economiche, finanziarie e settoriali.
Quanto al voto B, il giudizio è il seguente: più vulnerabile ad avverse condizioni economiche, finanziarie e settoriali, ma capacità nel presente di far fronte alle proprie obbligazioni finanziarie.
Al di là degli allarmismi e delle semplificazioni della stampa locale (e degli strafalcioni di qualche sito, che ha confuso l’outlook con l’outlet: lo shopping quando diventa compulsivo fa brutti scherzi alle signore, anche se sono giornaliste) la vera questione non è tanto che “in questo momento non ci voleva” o che “piove sul bagnato”. La vera questione è che i due nuovi rating di Carim, in discesa dopo che già in precedenza vi era stata riduzione, non fanno parte più della categoria investment grade, ma speculative grade. Ma, come è noto, al peggio non c’è limite.