Le affermazioni del dottor Corrado Passera, a.d. di Banca Intesa, sulla bancabilità delle imprese agricole, meritano sicuramente qualche riflessione ben meditata. Fra l’altro, proprio il ruolo che si è ritagliata Intesa di banca di “sistema“, sicuramente diversa rispetto ad altri protagonisti più turbolenti e discussi del panorama bancario italiano, richiede di tentare, almeno, di andare oltre le parole.
Ebbene, le parole sono queste: ”con questa dimensione delle aziende agricole c’è poco da andar lontano”. Tra l’altro, ”l’85% delle aziende non produce un bilancio, e un’azienda che non produce bilancio è primordiale rispetto alla bancabilità. Noi vogliamo imparare a fare i banchieri del mondo agricolo, ma il credito è una responsabilità forte e si basa su cose serie: piani, risultati, garanzie”, oltre che sulla ”conoscenza diretta delle aziende”.
Provando a declinare nel concreto, ed andando oltre la facile obiezione sull’assenza di bilanci (il dott.Passera sa bene che negli altri settori, artigiano o commerciale, le micro-imprese tengono la contabilità semplificata ed i loro bilanci sono poco più che un conto economico: e tenere la contabilità ordinaria e dunque il bilancio è assai costoso):
- la dimensione delle imprese è il problema: senza dimensione media più elevata non si ottengono le economie di scala, non si riduce l’impatto dei costi operativi, soprattutto per quanto riguarda quelli di distribuzione; ma la dimensione è quella, lamentarsene non serve;
- i piani si possono fare (non li fanno nella manifattura, perché dovrebbero farli gli agricoltori?) ma forse sarebbe bene, prima ancora di prefigurare evoluzioni prospettiche, capire “come siamo messi“, ovvero cosa c’è che non va nella gestione attuale (i.e.il costo del capitale agrario, fra le altre cose);
- le banche sono state in prima fila a finanziare la bolla speculativa che ha afflitto ed affligge l’agricoltura: le garanzie c’erano, nessuno se n’è lamentato, anzi. Sembra strano che diventino un problema proprio ora;
- una struttura bancaria dedicata all’agricoltura non può risolvere i problemi del settore, che nascono molto prima e che sono problemi sistemici, a livello europeo. Sono i problemi di un settore per il quale tuttora il bilancio comunitario destina la maggior parte delle sue risorse, sostenendolo perinde ad cadaver, ovvero distorcendo il mercato;
- infine e soprattutto, una banca dedicata non può risolvere i problemi di un settore che ha il proprio tallone d’Achille nella redditività (e nuota da secoli nella finanza agevolata). A meno che il dott.Passera non intendesse riferirsi alla necessità della presenza di una banca che agevoli un processo di razionalizzazione e concentrazione del settore, i cui costi sociali non riesco neppure ad immaginare.