
Beppe Severgnini, sul Corriere di venerdì 12 novembre ci parla di ragazzi ricchi e felici (manca solo “belli” e poi ci siamo; ma quelli belli o belle di solito sono sul Magazine del Corrierone, al giovedì).
Severgnini afferma che “in Italia non abbiamo bisogno di inventarci «il libro della facce» – d’ accordo, non suona altrettanto bene – per usare al meglio le università. Basta non affamarle (i ricercatori hanno ragione), non permettere che diventino feudi (i baroni hanno torto), e utilizzarle per quello che sono: fabbriche di entusiasmo e di idee. È vero. In Italia non abbiamo i campus americani, la cui promiscuità intellettuale (e non solo) produce reazioni continue, in un gigantesco esperimento di chimica umana. Ma abbiamo città che sono campus naturali: Pavia, Padova, Pisa, Parma, Piacenza, Perugia. In queste «P Cities» che il mondo c’ invidia, ma anche nelle buone università metropolitane, stanno le chiavi del nostro futuro comune: la fantasia, l’ intuizione, l’ incoscienza, l’ incapacità di ripetersi perché si è troppo giovani per avere qualcosa da ripetere.”
D’altra parte, il nostro conclude sottolineando quanto sia giusto “convincere un ragazzo o una ragazza che può diventare felice, ricco e famoso con un’ idea; non mostrando i tatuaggi e le mutandine in televisione. Spiegare che creare una società commerciale può essere eccitante come partire per un viaggio; ed evitare di soffocare di regole e cavilli la partenza di quel viaggio. Andate a vedere The Social Network, e invidiateli.”
Li invidiamo, certo: non guardano la televisione, sono puritani e dunque niente mutandine da mostrare, una morale salda su cui poter contare, valori solidi come una roccia. Hanno la pelle integra, nera o bianca che sia, ed i tatuaggi, si sa, sono una volgarità mediterranea, non esistono americani tatuati. Ma, soprattutto, sono consapevoli che creare una società commerciale è eccitante, tanto più se lo si può fare senza regole e cavilli.
E’ davvero tutto qua? E’ veramente tutto qua il senso dell’intrapresa? Quella che che quando il governo -o qualcuno della maggioranza, come Vignali- ha tentato di rendere più eccitante, aumentandone il sex-appeal con lo statuto dell’impresa e la modifica della Costituzione le risposte sono state che c’erano altre priorità e che la Carta non si tocca, perché è la più bella che ci sia? E’ poi tutto qua?
Sig.Servergnini, lunedì mattina, oggi, cosa racconto ai miei studenti, che non diventeranno né felici, né ricchi, per colpa dei baroni? O mi metto a lavorare e proviamo a costruire? Sig.Severgnini, provi a vedere il positivo delle cose (lo so che è difficile lavorando tutto il giorno con Rizzo e Stella, ma Lei ce la può fare) e venga a trovarci; esca dalla vulgata e dagli schemi, venga a vedere come facciamo a costruire, educando ed educandoci a stare di fronte alla realtà. A Urbino.
P.S.: perché manca Urbino, città-campus per eccellenza? Perché non comincia per P?
P.P.S.: i miei studenti non so se sono ricchi, non so se sono felici (ma ne conosco un po’ che hanno un sacco di domande su di sé e sul mondo), ma stia certo che sono bellissimi.
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