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Per i troppi alberi non vediamo più la foresta.

Benedetto XVI è un Papa che insegna. Nonostante l’apparente indifferenza, o atteggiamento critico, è significativo che nessuna considerazione, annuncio o scritto del Pontefice passi inosservato. Sia perché proviene dalla massima autorità morale al mondo, sia perché si riferisce, direttamente o indirettamente, sempre alla dignità dell’uomo e alla sua salvezza. Questo richiamo alla sua dignità originale e speranza di salvezza non lascia indifferente nessuno, si direbbe che se anche l’uomo sembri rifiutarlo, è vivo dentro di lui, è parte di lui.

Si legga in proposito l’ultimo libro intervista a Benedetto XVI per intendere, attraverso il pensiero del Papa, quali sono i segni dei tempi su cui riflettere per dar senso alle proprie azioni. Per render preziosa questa lettura basterebbe annunciare che il Papa spiega perché e come sia necessario all’uomo ricostruire la sua sapienza, personale e responsabile, per rafforzarsi verso il sapere superficiale e confondente che lo circonda (“Per i troppi alberi non vediamo più la foresta”). Come scrive il direttore di Tempi, Luigi Amicone, in questa intervista «il Papa dimostra molta pietà per l’Occidente». È vero, l’emergenza dell’Occidente non è solo economica, è soprattutto educativa. Sembra essere la sapienza la vera risorsa scarsa in Occidente, quella di cui era così ricco in passato. Perciò oggi sta guardando gli alberi e non vede la foresta. Superbia vitae. Anche nella soluzione ai problemi economici.

Si rilegga anche la sua ultima enciclica, Caritas in Veritate. Benedetto XVI spiega la vera origine della crisi economica, ne indica le ragioni di fondo, il perché si sono realizzate, indica come affrontarle e i risultati. O quelli che ci si deve attendere se l’uomo non cambia il senso con cui usa gli strumenti a disposizione. Ma è stata sufficientemente recepita questa straordinaria enciclica?

Ettore Gotti Tedeschi, Il Sole 24 Ore, 5 dicembre 2010

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Banche Banche di credito cooperativo Bolla immobiliare Rischi

Gli immobili si ri(s)valutano sempre.

Moody’s ha declassato a -D, ovvero ad emittente di titoli speculativi, il rating della Bcc Alta Padovana. Fabio Pavesi, su Plus 24 del Sole di ieri ripercorre le vicende che hanno portato la banca di Campodarsego ad iscrivere accantonamenti per crediti incagliati per oltre 46 milioni, in gran parte legati al settore edile ed immobiliare, che ha assorbito il 50% circa degli impieghi della banca. La prima, triste constatazione che sorge, leggendo la notizia, riguarda il fatto che ben più di Cirio, Argentina e Parmalat poté il mattone, che da Nord a Sud continua a mietere vittime. E su questo, come è capitato sovente di ricordare nel corso di numerosi incontri e conferenze, le banche locali avrebbero dovuto evitare di accodarsi, come troppo spesso accaduto, alla tendenza generale. Se la vocazione della banca locale è servire le Pmi del territorio, questo dovrebbe significare avere a cuore sviluppo ed occupazione delle imprese del territorio, non il finanziamento di una componente speculativa, pur molto popolare, delle scelte imprenditoriali.

Nell’augurare alla Bcc dell’Alta Padovana di saper uscire rapidamente dalla crisi, anche in onore alla sua storia ultracentenaria, non si devono tuttavia dimenticare due aspetti, senza i quali il giudizio rischierebbe di essere parziale.

In primo luogo le imprese edili sono da sempre una delle componenti settoriali più significative delle Pmi italiane, venete e non: dunque è facile immaginare che la Bcc di Campodarsego non abbia fatto altro che assecondare le scelte imprenditoriali di una grande quota della propria clientela, che non poteva essere semplicemente lasciata andare a fare le stesse cose altrove.

In secondo luogo, e non si tratta di un aspetto di poco conto, le Bcc italiane hanno messo a punto un sistema di tutela e salvaguardia incrociata delle obbligazioni di propria emissione, in grado di garantire i clienti sulla solvibilità delle banche che, a livello nazionale, sono coordinate e guidate da Federcasse. Non esistono meccanismi simili nelle banche di maggiori dimensioni, anzi la crisi ha evidenziato i comportamenti opportunistici di coloro che presentavano garanzie collaterali poi rivelatesi inconsistenti. Senza dimenticare che, per nota prassi di Banca d’Italia e per solidarietà mutualistica, le Bcc, di norma, si salvano da sole e responsabilmente, senza gravare sui bilanci di alcuno.