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La spesa per gli stipendi, l’unica rimasta.

(..) Immaginiamo un ateneo che spenda 70 per le retribuzioni dei dipendenti e 30 per tutte le altre funzioni. A causa della crisi, i suoi fondi sono tagliati del 25% e supponiamo che nulla si possa fare per evitarlo o che si preferisca riformare il sistema prima di rifinanziarlo. Alla gravità del taglio si aggiunge, però, il fatto che esso deve interamente concentrarsi sul 30 costituito dalle altre spese, perché le retribuzioni dei dipendenti e il loro numero sono intoccabili. E così l’ateneo si ritrova a spendere solo 5 per tutto quel che deve fare, oltre ai 70 dell’invariato monte salari. In particolare non può, come sembrerebbe logico, distribuire i tagli nel modo più efficiente tra le varie voci di spesa, inclusa quella per i dipendenti.
Che senso ha strangolare l’attività dell’ateneo limitando la sua flessibilità di gestire i tagli, mentre ci sarebbero dipendenti che costano molto e producono poco (un caso purtroppo assai frequente nell’accademia italiana), e quindi sui quali scaricare i tagli avrebbe effetti molto meno deleteri?

L’intoccabilità del monte salari congiunta alla flessibilità obbligata delle altre voci di bilancio è il motivo per cui oggi gran parte degli atenei italiani si ritrovano con oltre il 90% del loro budget bloccato da spese per i dipendenti e sono per questo incapaci di svolgere le loro funzioni. Questo accade anche per gli atenei fino a qualche anno fa ritenuti virtuosi, perché pure per questi, a furia di tagliare solo le altre voci, la spesa per dipendenti è l’unica rimasta.

Ciò di cui gli atenei avrebbero bisogno invece, soprattutto in un momento di contrazione del finanziamento complessivo, è di poter ridurre anche il monte salari licenziando i cattedratici improduttivi e usando le imponenti risorse che loro libererebbero per assumere e promuovere i migliori (ma solo i migliori) giovani ricercatori. Lo scambio tra minore quantità e maggiore qualità, anche se meglio retribuita, potrebbe consentire di contrarre il monte salari con danni meno pesanti per il buon funzionamento degli atenei.

Andrea Ichino, Il Sole 24 Ore, 10 dicembre 2010

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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