“L’Offerta si pone l’obiettivo di addivenire alla revoca della quotazione dal Mercato Telematico
Azionario organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A. (delisting) delle azioni ordinarie
dell’Emittente al fine di consentire a quest’ultima di beneficiare di una più adeguata flessibilità
finanziaria, organizzativa e gestionale, utile per attuare il proprio piano strategico e raggiungere
e superare, attraverso crescita organica e/o acquisizioni, con maggiore rapidità, gli attuali
obiettivi di investimento e di posizionamento sul mercato. Se infatti l’attuale piano di
espansione dell’Emittente, già delineato e presentato alla comunità finanziaria, facendo leva
sulla capacità attualmente in costruzione e in sviluppo, prevede il raggiungimento di una
capacità installata di 530 MW entro il 2013, i benefici derivanti dall’Offerta consentirebbero di
continuare più agevolmente a perseguire ulteriori e differenti iniziative sia in ambito nazionale
sia all’estero.”
Questo è un brano di quanto contenuto nel comunicato stampa di ERG, che si riporta in calce al post, con il quale si annuncia il delisting della controllata ERG Renew s.p.a.. Nulla da dire sulle motivazioni di fondo dell’operazione, probabilmente legate ai costi di mantenimento sul listino. Ma suona davvero indecente che le stesse frasi, addotte nel Comunicato stampa del 14 dicembre per motivare l’operazione, possano essere usate, come è stato fatto in passato -ed anche scritto: vi sono numerosi autori bocconiani in materia- per spiegare non il delisting, bensì l’IPO e la decisione di quotarsi.
Va tutto bene, per carità. Però se qualcuno decide, in futuro, di scrivere di mercati mobiliari, eviti perlomeno di straziarci l’anima con “capitali freschi“, “riduzione dell’indebitamento“, “nuove opportunità di crescita“, “creazione di valore con nuove acquisizioni“, “investimenti per lo sviluppo“. Ci dica la verità, tanto l’IPO funzionerà lo stesso. Ci dica che ci si quota per far cassa e ci si (s)quota per convenienza. La creazione di valore, lasciamola ai bocconiani.