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E’ della Vigilia di Natale la notizia che l’accordo per prorogare la moratoria sui debiti delle imprese è slittata. Dei problemi posti dalla moratoria si è già parlato su JM, sottolineando il carattere sostanzialmente dilatorio e non risolutivo dell’accordo fra ABI ed associazioni imprenditoriali. Non è difficile immaginare, peraltro, che la proroga possa essere approvata e che i problemi tecnici che essa pone -come quelli della segnalazione dei mutui in Centrale Rischi, nelle more della reiterazione dell’accordo- possano essere agevolmente risolti. Le banche non hanno interesse ad attivare procedure di recupero esecutivo lunghe e complesse, che produrrebbero, nell’immediato, ulteriori perdite ed accantonamenti, da spesare in bilanci che non possono permetterselo. D’altra parte, nonostante lo scoppio della bolla, il mercato immobiliare avrà anche avuto qualche flessione ma è fermo, ovvero illiquido: dunque l’escussione delle garanzie rischierebbe di essere poco più che virtuale.

Se il problema non è il prolungamento tecnico dell’accordo, la vera questione riguarda le tante imprese, belle addormentate, che hanno fruito della moratoria, sovente in assenza di istruttoria o con istruttorie poco più che formali. Quando prima o poi l’accordo scadrà, tutte costoro saranno baciate (per la parte del principe si può scegliere, Mussari o Tremonti), ma non tutte si risveglieranno. E quelle che non si sveglieranno chiuderanno, o falliranno, saranno comunque costrette ad uscire dal mercato. E’ doloroso, ma è fisiologico che accada dopo una crisi così vasta ed imponente come quella che ha attraversato la nostra economia. Si concretizzeranno, allora, perdite su crediti e svalutazioni, accantonamenti ed “aggressioni” al patrimonio per molte banche, che forse lo avranno previsto, o forse no, che forse avranno patrimonio a sufficienza, o forse no. Ma nel frattempo -sarebbe proprio il caso di dire, nelle more- ossia, già a partire dal primo accordo, non si sarebbe dovuto procedere a rimboccarsi le maniche, tagliando costi e facendo investimenti, cercando nuove combinazioni produttive, nuovi mercati e nuovi prodotti? Quante banche hanno fatto questa verifica, hanno spronato i clienti a non sedersi, aspettando che passasse la nuttata? Questo è il grande interrogativo che lascia aperto la moratoria, prolungata o no. Ed è anche la sfida per il rapporto banca-impresa nei prossimi mesi.