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Banche Capitale circolante netto operativo Crisi finanziaria Fabbisogno finanziario d'impresa Giulio Tremonti Indebitamento delle imprese PMI

Sane e indebitate.

Isabella Bufacchi, sul Sole 24 Ore on line riporta i dati relativi all’utilizzo del plafond di Cassa Depositi e Prestiti, pari a 8 miliardi.

Questo bacino di liquidità, a condizioni favorevoli rispetto ai tassi di mercato, è stato messo a disposizione delle piccole e medie imprese sane dalla Cassa fin dal settembre del 2009, tramite la rete del sistema bancario. Dopo un avvio lento, la macchina ora va a pieni giri. Dei fondi finora impegnati dalle banche, pari a circa 5,5 miliardi, a fine 2010 ne risultavano erogati per 2,8 miliardi. Entro la fine di febbraio, la quota dei “tiraggi” arriverà a 3,5 miliardi: il target è di chiudere il 2011 con oltre 5 miliardi stanziati, utilizzando l’intero importo impegnato dal sistema creditizio. L’incremento dei prestiti richiesti e concessi alle Pmi sfruttando i tassi favorevoli della Cdp – che vengono aggiornati in tempo reale in base alle condizioni di mercato – è un segnale importante della ripresa economica in atto: non basta infatti mettere la liquidità a disposizione delle banche, sono le imprese che devono presentare piani sostenibilità di sviluppo, di crescita, di investimenti e di internazionalizzazione.”

Dunque, tutto va bene, i segnali di ripresa ci sono, se la domanda di credito cresce, significa che le imprese investono, che ci sono ordinativi, che cresce la domanda. Sorge anche una domanda, di altro tenore: se questo è il plafond per le imprese sane, che accade delle altre? Le tante sleeping beauties che, prima o poi, usciranno dalla sanatoria ma non dalle difficoltà? Che ne sarà di loro?

Senza dimenticare che il fabbisogno finanziario che la crisi ha evidenziato è, soprattutto, fabbisogno finanziario di capitale circolante, legato alle difficoltà nei pagamenti, non è -dunque- fabbisogno per investimenti, non ci si può non domandare che ne sarà delle altre, che sono tante, le cui difficoltà pongono problemi sociali, legati alla disoccupazione, alla CIG, alle probabili perdite su crediti generate nei bilanci bancari. E, infine, senza indulgere al pessimismo, ma semplicemente tenendo a mente le tante situazioni viste negli ultimi tre anni, rimane il dubbio sulla sostenibilità dei piani (piani?) presentati; che come accade per il fotovoltaico, sono sostenibili perché c’è copertura e contributo pubblico.

Sane, forse; indebitate, di sicuro.