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Patrimoni.

Mentre l’ineffabile Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Montepaschi, dichiara di essere pronto a fare la sua parte per contribuire al rimborso dei Tremonti-bond sottoscritti dalla controllata (il dubbio che tale disponibilità sia legata all’insperato ritorno al dividendo della banca dei valori e dell’etica della responsabilità sorge spontaneo), mentre passano in secondo piano i problemi di ricapitalizzazione e, forse, Basilea 3 non fa più paura, in tutto questo quasi nessuno ha colto la dirompente novità dell’apertura, a Milano, di uno sportello di ICBC (Industrial and Commercial Bank of China). Certo, tutti a sottolineare che la capitalizzazione di ICBC vale quanto il PIL italiano e che la banca ha aperto, contemporaneamente, nelle altre principali capitali europee. Certo, la banca si propone di sostenere la presenza delle principali industrie cinesi che esportano in Italia e di promuovere l’interscambio. Tutto vero, tutto giusto.

Ma se ICBC ha un patrimonio come il PIL del nostro Paese, dunque un’operatività infinitamente superiore a quella di qualunque concorrente italiano, che ne sarà di costoro? Condannati, in prospettiva, alla marginalità o alla subalternità: certo, non a scomparire, le autorità garanti della concorrenza vigilano. Ma mentre Gabrielli parla di 1,9 miliardi di Tremonti-bond che potrebbero essere rimborsati anticipatamente, ICBC comunica di avere raggiunto, a fine dicembre, la stratosferica cifra di 3,8 trilioni di yuan di patrimonio gestito (575 bilioni di dollari). Auguri.