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ABI Banca d'Italia Banche Mario Draghi Vigilanza bancaria

Nessuno chi?

Nessuno chi?

Gabriello Mancini, Presidente Fondazione Monte Paschi

Ma se gli istituti non sono redditizi, se non riescono a remunerare adeguatamente il capitale, nessuno sarà disposto a metterci dentro risorse e sarà più difficile rafforzare il patrimonio come sollecita il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.

Giuseppe Mussari, intervista rilasciata al Corriere della Sera, 28 febbraio 2011

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ABI Banca d'Italia Banche Mario Draghi Vigilanza bancaria

Qualcuno non ha capito proprio nulla.

Qualcuno non ha capito proprio nulla.

La “durezza globalista” di Draghi, del resto, non sembra preoccupata di colpire alla linea di galleggiamento le corazzate della flotta bancaria italiana. Ma tant’è. Chiedere sospensione delle cedole e ricapitalizzazioni significa infatti togliere ossigeno alle grandi fondazioni azioniste (cioè bloccare le erogazioni in pubblica utilità sui territori), indebolire nell’immediato il valore delle loro partecipazioni bancarie e mettere in preventivo il reinvestimento in banca di una parte dei loro patrimoni via via liberati negli ultimi due decenni. Vuol dire togliere mezzi alle iniziative pubblico-privato strutturate dal ministro Giulio Tremonti attorno alla Cassa depositi e prestiti. Vuol dire riproporre la questione del controllo delle grandi banche italiane: chi le ricapitalizzerà dopo che la Borsa italiana è stata distrutta e il risparmio gestito (fondi comuni e fondi pensione) non è mai stato fatto decollare per davvero? Come convincere i risparmiatori italiani a comprare azioni di quelle banche presso le quali, negli ultimi due anni, hanno forzatamente acquistato obbligazioni spesso meno remunerative dei titoli pubblici?
Gianni Credit (?) Il sussidiario

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ABI Banca d'Italia Banche Mario Draghi PMI Vigilanza bancaria

Appare comunque inevitabile (Chissà se l’ha capito 2?)

Appare comunque inevitabile (Chissà se l’ha capito 2?)


I ratios patrimoniali dei cinque maggiori gruppi bancari italiani stanno in media salendo. Alla fine di settembre il tier 1 ratio era al 9,0 per cento; il patrimonio di migliore qualità al 7,9 per cento delle attività rischiose; si collocava solo al 5,7 alla fine del 2007. Le banche italiane di minore dimensione hanno già oggi livelli di patrimonio mediamente in linea con i nuovi minimi regolamentari stabiliti da Basilea III. Esse coprono oltre metà delle occorrenze di credito delle piccole e medie imprese.
Per le banche maggiori, che fanno uso dei modelli interni di rating, sono stati confermati i meccanismi previsti da Basilea II per contenere l’assorbimento patrimoniale dei prestiti alle piccole e medie imprese. Anche quest’anno valuteremo la capacità di resistenza degli intermediari italiani a scenari particolarmente avversi, nell’ambito del nuovo ciclo di prove di stress sul sistema bancario europeo. L’esperienza già maturata consentirà agli intermediari e alla Vigilanza di interagire fruttuosamente per la migliore riuscita di
questo nuovo esercizio. Per giungere preparati al momento della piena entrata in vigore delle nuove regole sul capitale delle banche, il rafforzamento patrimoniale deve continuare, innanzitutto attraverso la capitalizzazione degli utili. Ci aspettiamo che, come per il 2009, gran parte dei profitti conseguiti lo scorso anno venga destinata ad accrescere la dotazione patrimoniale. Appare comunque inevitabile, non appena le condizioni lo consentiranno, che si ricorra anche al mercato dei capitali.

Mario Draghi, intervento al Forex, Verona 26-2-2011

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ABI Banca d'Italia Banche Mario Draghi

Chissà se l’ha capito (1)?

Chissà se l’ha capito (1)?

Il Presidente dell'ABI, Giuseppe Mussari.

Occorre agire, con determinazione, per ridurre l’incidenza dei costi sui ricavi
complessivi. Negli anni passati le maggiori banche italiane hanno accresciuto
l’efficienza operativa, avvicinando il rapporto tra costi e ricavi a quello dei
competitori europei: 62 per cento a fronte di una media del 58 per il complesso delle  banche della UE nel primo semestre dello scorso anno. Occorre ancora migliorare, con decisione: razionalizzando le reti di vendita, estendendo e affinando l’uso della tecnologia, semplificando le strutture produttive, cedendo ulteriori attività non  strategiche, adeguando le politiche di remunerazione ai vari livelli.  Il contenimento dei costi consentirà quel recupero dei profitti che è necessario per il rafforzamento patrimoniale richiesto dai mercati e dalle nuove norme sul capitale: in presenza di persistenti difficoltà di reperimento di capitale di rischio, è  necessario generare un adeguato volume di risorse interne

Mario Draghi, intervento al Forex, Verona 26-2-2011

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Banca d'Italia Banche Crisi finanziaria Mario Draghi

La prudenza non deve essere sacrificata a considerazioni di redditività.

La prudenza non deve essere sacrificata a considerazioni di redditività.

Con la crisi finanziaria, il contesto globale in cui operano le banche italiane è
cambiato. La competizione nella raccolta di fondi, anche nei confronti di debitori
sovrani, si è fatta più accesa. Il calo strutturale del volume di attività su alcuni
segmenti del mercato dei capitali comprime in via permanente i ricavi.
Nello scorcio del 2010 la posizione netta di liquidità a un mese dei principali
gruppi bancari italiani è rimasta mediamente positiva ma si è contratta. In gennaio  essi hanno tuttavia emesso obbligazioni per un ammontare – circa 10 miliardi – pari a  un quinto delle scadenze all’ingrosso di quest’anno; anche la capacità di raccolta a breve termine mostra miglioramenti, sebbene il volume e la durata dei collocamenti restino inferiori a quelli osservati prima della crisi dei debiti sovrani.
Mantenere adeguate riserve di liquidità è vitale per preservare la stabilità e per
continuare a finanziare l’economia reale, specie in un periodo in cui il mercato resta soggetto a repentine crisi di fiducia.

La prudenza non deve essere sacrificata a considerazioni di redditività.

Mario Draghi, intervento al Forex, Verona 26-2-2011

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Banca d'Italia Banche Mario Draghi Vigilanza bancaria

Asfissiante.

Asfissiante.

Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, nel corso del suo intervento al Forex di Verona, in un passaggio a braccio, fa riferimento al giudizio espresso da “un anonimo banchiere” sulla stampa che ha definito “asfissiante” la vigilanza della Banca d’Italia sugli istituti di credito. “Ha fatto piacere a tutti noi“, scandisce all’indirizzo della platea.

ADN Kronos, 26 febbraio 2011

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Energia, trasporti e infrastrutture

Abbronzatevi, non bruciatevi.

Abbronzatevi, non bruciatevi.


Elena Comelli, su CorrierEconomia di ieri riporta la cifra, in verità inquietante, di 3 miliardi di euro di bolletta a carico degli italiani, al fine di finanziare i 7.000 megawatt  di fotovoltaico che ci mettono, testuali parole, “nell’élite europea“.

Diamo il benvenuto al CorrierEconomia che si accorge, un po’ in ritardo, della vera e propria speculazione resa possibile da incentivi in verità abbastanza folli; non è difficile immaginare che se non dipendessero dall’UE Giulio Tremonti si sarebbe ben guardati dal concederli. Ma, soprattutto, diamo il benvenuto ad Assosolare, l’associazione di categoria dei produttori di energia fotovoltaica, che afferma, con premura degna di miglior causa, che obbligare a produrre i documenti di fornitura e le bolle di consegna dei materiali è il “minimo per riportare un po’ di eticità (sic) in questo settore.”

L’etica ci sembra tanto. Ci accontenteremmo di evitare che tanti imprenditori, accecati dalla frenesia degli incentivi, evitando di guardare ai problemi del loro core business, finissero scottati da incentivi che, se tutto andrà bene, consentiranno il ritorno dall’investimento in soli, comodi, 12 anni.

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Indebitamento delle imprese PMI

Se le penali non bastano.

Se le penali non bastano.

Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia, intervistato da Isidoro Trovato, sul CorrierEconomia di oggi, propugna, fra le altre cose,  una più vigorosa applicazione della Direttiva Europea in materia di ritardi nei pagamenti, invocando “una penale automatica per chi sgarra.” Peccato che poi si renderebbero necessarie penali per i giudici civili che non decidono, e non solo per lo Stato ed i suoi sodali che non pagano (ma non è solo lo Stato, anzi). Già che ci siamo, nell’intervista si parla anche di “risorse fresche come quelle che possono garantire i fondi di investimento, a patto che le aziende si decidano ad aprire al capitale esterno.” Su questo punto la vulgata prevalente comincia a stancare ed è, per dir così, avvitata su se stessa. Le imprese necessitano di capitali freschi, ma non si vogliono aprire sull’esterno: hanno sete, ma non vogliono pagare l’oste che mescerebbe il vino. Che fare? La ricetta di Guerrini è surreale, se non fosse la comica espressione del livello della nostra imprenditoria senza capitali: “La mentalità sta cambiando in fretta, basta solo osservare quello che sta accadendo nel settore delle energie rinnovabili“. Ovvero, la più grande speculazione a spese dello Stato dopo la scomparsa della Cassa per il Mezzogiorno. Se non bastano le penali, non bastano neppure le parole d’ordine: il problema è culturale e, probabilmente, irrisolvibile.

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Rischi Risparmio e investimenti USA

Per un’armonia dell’economia.

Per un’armonia dell’economia.

El Greco, San Francesco in meditazione

Il convento delle Sisters of St.Francis, azionista di Boeing ed Exxon, coerentemente ad analoghe richieste di contenuto ecologico già rivolte da piccoli azionisti a grandi corporations americane, si è rivolto alla SEC per ottenere che all’ordine del giorno delle assemblee di bilancio fosse posto l’esame in dettaglio degli aiuti statali ricevuti. Morya Longo sul Sole 24 Ore riporta la vicenda citando suor Cathy Katosky, la quale afferma che «il cambiamento non sarà abbastanza veloce se le società che si occupano di energie rinnovabili non ricevessero gli stessi aiuti statali che permettono a gruppi come Exxon Mobile di andare bene». Ovvero, sempre per usare le parole di suor Cathy, al fine di “portare equilibrio in tutto il creato.”

Ora, chiedere ad un investitore, sia pure in tonaca, di non far valere i propri diritti sarebbe quantomeno incongruo, proprio su questo blog, che ha spesso invocato l’educazione e la cultura finanziaria come via necessaria e faticosa per scelte più consapevoli. Leggere le questioni poste dalle francescane dello Iowa lascia tuttavia una leggera traccia di moralismo nell’aria della discussione, come se la questione meritasse di essere approfondita solo perché si tratta di energie rinnovabili, il cui ricorso accrescerebbe l’equilibrio del creato. Nel frattempo, e nell’attesa del compimento di un così vasto programma, sul quale si sono scervellati filosofi ed economisti in tutte le età, sarebbe interessante conoscere se vi siano criteri che presiedono all’efficiente asset allocation delle sorelle statunitensi. E, soprattutto, se il loro portafoglio possa dirsi equilibrato ed eco-compatibile.

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Banche Bolla immobiliare

Se si gela il sangue nelle vene.

Se si gela il sangue nelle vene.

Vittorio Carlini, sul Sole 24 Ore di ieri argomenta sul tema dei profitti bancari, tornati in auge grazie agli asset tossici, ovvero i mutui sub-prime, dapprima impacchettati, poi cartolarizzati ed infine venduti.

Carlini in particolare afferma che “i cambiamenti in atto porterebbero- è il pensiero di molti esperti – più alte commissioni oltre a più stringenti credit guidelines. Questo potrebbe trasformarsi in più alti costi di rifinanziamento per i proprietari di case, causando di fatto un apprezzamento delle quotazioni del titoli legati all’immobiliare. Con il che, a molti gela il sangue nelle vene: non è tanto il discordo di riuscire a rendere negoziabili i toxic asset, che può essere utile al fine di pulire i bilanci; quanto piuttosto, il ricorrere a strategie e modus operandi che hanno portato l’economia nel baratro. Errare è umano, perseverare diabolico.

Che le banche tornino a fare utili nei modi consueti, non stupisce più di tanto, soprattutto considerando che i protagonisti della nouvelle vague di profitti sono i soliti nomi, Société Générale anziché Crédit Suisse fra gli altri. Stupisce, al contrario, che vi siano “nuovi” acquirenti di case dal modesto merito creditizio, disposti a rischiare di perdere la casa che hanno comperato a prezzo di tanti sacrifici. La tesi di Carlini non è molto convincente, prima di tutto perché pare difficile immaginare che la ripresa abbia già messo in grado nuovi aspiranti proprietari di immobili di, appunto, aspirare. E poi, a leggere bene l’articolo, viene il dubbio che i titoli tossici in questione non siano affatto nuovi, originati da nuove operazioni; hanno tutta l’aria di essere quelli vecchi, nascosti sotto il tappeto abbastanza a lungo per farli dimenticare, ed ora tornati alla luce.