Se si gela il sangue nelle vene.

Vittorio Carlini, sul Sole 24 Ore di ieri argomenta sul tema dei profitti bancari, tornati in auge grazie agli asset tossici, ovvero i mutui sub-prime, dapprima impacchettati, poi cartolarizzati ed infine venduti.
Carlini in particolare afferma che “i cambiamenti in atto porterebbero- è il pensiero di molti esperti – più alte commissioni oltre a più stringenti credit guidelines. Questo potrebbe trasformarsi in più alti costi di rifinanziamento per i proprietari di case, causando di fatto un apprezzamento delle quotazioni del titoli legati all’immobiliare. Con il che, a molti gela il sangue nelle vene: non è tanto il discordo di riuscire a rendere negoziabili i toxic asset, che può essere utile al fine di pulire i bilanci; quanto piuttosto, il ricorrere a strategie e modus operandi che hanno portato l’economia nel baratro. Errare è umano, perseverare diabolico.”
Che le banche tornino a fare utili nei modi consueti, non stupisce più di tanto, soprattutto considerando che i protagonisti della nouvelle vague di profitti sono i soliti nomi, Société Générale anziché Crédit Suisse fra gli altri. Stupisce, al contrario, che vi siano “nuovi” acquirenti di case dal modesto merito creditizio, disposti a rischiare di perdere la casa che hanno comperato a prezzo di tanti sacrifici. La tesi di Carlini non è molto convincente, prima di tutto perché pare difficile immaginare che la ripresa abbia già messo in grado nuovi aspiranti proprietari di immobili di, appunto, aspirare. E poi, a leggere bene l’articolo, viene il dubbio che i titoli tossici in questione non siano affatto nuovi, originati da nuove operazioni; hanno tutta l’aria di essere quelli vecchi, nascosti sotto il tappeto abbastanza a lungo per farli dimenticare, ed ora tornati alla luce.
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