Per la seconda volta nel giro di 3 anni, la Philogen s.p.a. di Siena, società attiva nel settore farmaceutico, ha fermato le macchine della quotazione ed ha revocato il collocamento.
La ragione dichiarata, indubbiamente validissima, risiede nel fatto che la Bayer Schering, principale cliente (pressoché unico, con il 94,5% del fatturato della società senese) ha risolto il contratto di fornitura, a quanto pare non avendo gradito l’evidenziazione, nel prospetto informativo, del marchio Bayer, a mo’ di lustrino o di medaglietta. Il Corriere della Sera non manca di sottolineare la pessima figura che avrebbero fatto Consob e Borsa Italiana se la risoluzione del contratto fosse intervenuta ad IPO ormai fatta e si chiede che management sia quello di un’impresa che non si rende conto che l’unico cliente sta evaporando.
Si potrebbe aggiungere che il management è in buona compagnia: quella di Banca Imi e di UBS, che hanno curato e coordinato il collocamento. Non c’era bisogno di aver fatto un Master per capire che il rischio di concentrazione del fatturato -pure correttamente evidenziato nel prospetto informativo- era elevatissimo. E che, anche senza la quotazione di Borsa, qualunque studente di Economia Applicata avrebbe sottolineato la situazione di un terzista, sia pure high-tech, tenuto in pugno dal principale cliente. Ma in tutta questa vicenda quelli che rischiavano meno erano i banchieri e, probabilmente, in finale avranno anche guadagnato. O forse sapevano tutto, sia i banchieri, sia il management: semplicemente, dal loro punto di vista, Philogen era perfetta per essere quotata e, soprattutto, era perfetta, per consentire che i soci senior facessero cassa. Peccato che i tedeschi…
Una risposta su “Vorrei, ma non ce la posso fare.”
[…] di sabato esamina il caso Philogen, menzionando l’indagine in corso da parte di Consob sulla mancata quotazione della società farmaceutica toscana. Olivieri sottolinea, in partiolare, la non valutabilità della […]
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