La prudenza non deve essere sacrificata a considerazioni di redditività.
Con la crisi finanziaria, il contesto globale in cui operano le banche italiane è
cambiato. La competizione nella raccolta di fondi, anche nei confronti di debitori
sovrani, si è fatta più accesa. Il calo strutturale del volume di attività su alcuni
segmenti del mercato dei capitali comprime in via permanente i ricavi.
Nello scorcio del 2010 la posizione netta di liquidità a un mese dei principali
gruppi bancari italiani è rimasta mediamente positiva ma si è contratta. In gennaio essi hanno tuttavia emesso obbligazioni per un ammontare – circa 10 miliardi – pari a un quinto delle scadenze all’ingrosso di quest’anno; anche la capacità di raccolta a breve termine mostra miglioramenti, sebbene il volume e la durata dei collocamenti restino inferiori a quelli osservati prima della crisi dei debiti sovrani.
Mantenere adeguate riserve di liquidità è vitale per preservare la stabilità e per
continuare a finanziare l’economia reale, specie in un periodo in cui il mercato resta soggetto a repentine crisi di fiducia.
La prudenza non deve essere sacrificata a considerazioni di redditività.