Qualcuno non ha capito proprio nulla.

La “durezza globalista” di Draghi, del resto, non sembra preoccupata di colpire alla linea di galleggiamento le corazzate della flotta bancaria italiana. Ma tant’è. Chiedere sospensione delle cedole e ricapitalizzazioni significa infatti togliere ossigeno alle grandi fondazioni azioniste (cioè bloccare le erogazioni in pubblica utilità sui territori), indebolire nell’immediato il valore delle loro partecipazioni bancarie e mettere in preventivo il reinvestimento in banca di una parte dei loro patrimoni via via liberati negli ultimi due decenni. Vuol dire togliere mezzi alle iniziative pubblico-privato strutturate dal ministro Giulio Tremonti attorno alla Cassa depositi e prestiti. Vuol dire riproporre la questione del controllo delle grandi banche italiane: chi le ricapitalizzerà dopo che la Borsa italiana è stata distrutta e il risparmio gestito (fondi comuni e fondi pensione) non è mai stato fatto decollare per davvero? Come convincere i risparmiatori italiani a comprare azioni di quelle banche presso le quali, negli ultimi due anni, hanno forzatamente acquistato obbligazioni spesso meno remunerative dei titoli pubblici?
Gianni Credit (?) Il sussidiario
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