Ragioneria da cioccolatai. Con la C maiuscola.

Qualcuno provi a spiegare a questo signore, che di mestiere dovrebbe fare il manager, che graffiare i vetri non serve. Come riporta il Resto del Carlino, “nel 2010 i risultati del congressuale avrebbero potuto essere migliori se non ci fossero state le turbolenze che hanno ritardato l’apertura del pala congressi di Rimini”, certifica Gardini nella sua analisi. “Pensavo che il danno sarebbe stato superiore, comunque sono solo stime indicative”, taglia corto Cagnoni in conferenza stampa. L’occasione è buona per stilare quanto è costato il nuovo palacongressi sul fronte della promozione e commercializzazione: 117 mila euro nel 2005, 326 mila euro nel 2006, 435 mila euro nel 2007, 480 mila euro nel 2008, 330 mila euro nel 2009. “Ce ne facciamo carico noi, altrove si ricorre alle risorse pubbliche con la p maiuscola”, rivendica Cagnoni.
Il presidente di Convention Bureau (controllata al 72% dal gruppo Rimini Fiera), Mauro Ioli, sostiene che se ultimamente i bilanci del gruppo dei congressi sono stati negativi (meno 100 mila euro o meno 50 mila euro) è perchè (sic) “gli utili li reinvestiamo nell’attività promozionale di tutta la provincia e, dal 2005, del nuovo palazzo dei congressi”.
Fin qui la cronaca. Che gli utili si potessero reinvestire, lo si poteva immaginare: che il reinvestimento medesimo provocasse perdite, è quantomeno singolare da ipotizzare. Significa che gli utili non sono stati reinvestiti, sono stati, letteralmente, spesi o, se reinvestiti, reinvestiti male. A meno che i bilanci, per il Presidente Ioli, non siano a geometria variabile. In tal caso, come dice Cagnoni, la p maiuscola ci vuole, ma non per chiamare il pubblico a mettere risorse: per chiamare le cose con il loro nome.