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C’è un grosso limite.

C’è un grosso limite.

Insieme con il suo team di analisti, Giuseppe Campanella tra il 2009 e il 2010 ha girato l’Italia in lungo e in largo: 150mila chilometri in tutto, ha calcolato, a caccia di giovani imprese in cui vale la pena di investire. In totale ne ha incontrate 450, ma alla fine per il presidente di Fondamenta Sgr, che tra gli altri segue il fondo di venture capital TTVenture finanziato da un pool di fondazioni bancarie e dalla Cdc milanese, il bottino è stato di appena sei investimenti conclusi. Certo non moltissimi, ma in Italia il trend è questo. E nel resto d’Europa non si fa molto di più. Da un lato valanghe di dossier, dall’altro una manciata di operazioni; in mezzo, una marea di aspettative, due diligence, negoziati e deal mancati, «perché in fondo c’è ancora un grosso limite di cultura e più in generale di trasparenza», osserva Campanella.

Criticità non nuove. Che però non devono nascondere l’altra faccia di una stessa medaglia: mediamente ogni anno le operazioni di venture capital sono un centinaio, e una su dieci vede protagonista uno spin-off universitario. E soprattutto, in Italia, oggi «ci sono almeno 500 milioni di capitali raccolti dai fondi di venture capital che aspettano di essere investiti», come ha ricordato Anna Gervasoni, direttrice dell’Aifi.

Così comincia l’articolo di Marco Ferrando sul Sole 24 Ore di mercoledì, a proposito del “tesoretto” dei fondi. Che, forse, nella testa degli imprenditori assomiglia davvero ad un tesoro nascosto, difficile da trovare ma in possesso del quale saranno risolti tutti i problemi. Gli aspetti deprecati da Campanella non sono nuovi, in colloqui analoghi avvenuti oltre dieci anni fa avevo riscontrato le medesime tematiche. La vera novità -che esiterei molto a definire positiva- riguarda la lamentazione, in materia di cultura e di trasparenza, fatta propria da Campanella. Che appunto perché viaggia in lungo e in largo l’Italia dovrebbe sapere che la realtà è questa: che le Pmi o le idee di Pmi o i sogni delle Pmi sono tali perché fatti propri da piccoli imprenditori, raramente acculturati e quasi mai in possesso di preparazione manageriale. Se questa ci fosse, del resto, perché andarla a cercare?

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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