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Energia, trasporti e infrastrutture

Troppo tutto.

Troppo tutto.

Incentivi troppo ricchi, tagli troppo pesanti“.

Il riassunto efficace dello stato dell’arte del settore delle energie rinnovabili è nell’articolo del Sole 24 Ore on line di ieri. Dopo aver terminato la rassegna stampa, Repubblica fra gli altri, l’impressione è che si stia esagerando anche in allarmismo. Centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio, naturalmente per colpa del Governo: che ha sicuramente tanti difetti, compreso quello di non avere per troppo tempo sostituito il Ministro dimissionario  Scajola, ma che tagliando gli incentivi pone fine ad una situazione assolutamente insostenibile, prima di tutto per le finanze pubbliche e poi per le bollette dei cittadini. Con buona pace di Assosolare, un settore che si sviluppa solo grazie agli incentivi, attirando addirittura speculazione internazionale, non può essere un settore sano: se poi si aggiungono gli equivoci provocati nelle Pmi italiane, malate di competitività, ma assetate di finanze, forse si dovrebbe dire che è tutto troppo, ma, almeno, non è troppo tardi.

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Banche BCE Cultura finanziaria Ripresa

Se non ora, quando?

Se non ora, quando?


Lorenzo Bini Smaghi, sul Corriere della Sera di oggi, spiega in maniera circostanziata non solo perché i tassi debbano salire, ma soprattutto perché sia un bene che lo facciano ora. Difficile non condividere le considerazioni del nostro rappresentante presso la BCE, tanto più che il segnale che il rialzo dei tassi manda all’economia è che la ripresa c’è e che si deve evitare che possa esplodere una fiammata inflazionistica.

Quanto ai risparmiatori, i giornali hanno gioco facile nell’evocazione della “stangata“, termine talmente abusato dai giornalisti da essere divenuto insopportabile. Ovviamente, va da sé, i risparmiatori sono buoni e le banche sono cattive, chi rialza i tassi è malvagio e chi subisce questi arbitrii è un miserando, da compatire e proteggere. Storie come queste fanno capire quanto l’educazione finanziaria sia distante dall’aver raggiunto, non solo nel nostro Paese, un livello accettabile di diffusione: che consenta, perlomeno, di capire che quando si stipula un mutuo a tasso variabile si accetta che gli interessi siano collegati ad una variabile esterna (i.e.l’Euribor); e che se i tassi avessero continuato nella loro discesa si sarebbe aperto il baratro della deflazione. La notizia della quale, probabilmente, non fa vendere copie.