Il fascino discreto della Marsigliese.

Groupama, Bollorè, Lactalis, EDF, LVMH etc…: la France partout.
Hermann und Dorothea è un poema epico di Goethe, scritto tra il 1796 e il 1797. E’ ambientato nel 1793, all’inizio delle guerre rivoluzionarie, durante le quali l’esercito francese invase e occupò una parte del Palatinato. In questo paesaggio di guerra si svolge l’azione del poema che vede Hermann, figlio di un ricco locandiere di una cittadina vicino a Mainz, innamorarsi di Dorothea, una giovane profuga, che ha incontrato durante un’azione umanitaria in soccorso dei rifugiati scacciati dai francesi. L’umile ragazza, di straordinaria bontà, non è gradita al padre di Hermann che vuole per il figlio una sposa di alto lignaggio. La madre, però, constatata la sincerità della passione di Hermann, riesce a convincere il marito a dare il suo beneplacito al matrimonio.
Questo soggetto, trattato da Goethe nella forma di un incantevole idillio, entusiasmò Schumann quando, nel 1851, glielo propose il poeta Moritz Horn, che aveva già scritto per lui il testo della cantata Il pellegrinaggio della rosa. Il progetto era quello di un Singspiel, e all’esecuzione in teatro Schumann pensò, quando concepì l’Ouverture come introduzione alla prima scena che doveva rappresentare, probabilmente, l’arrivo dei rifugiati nel corso della guerra innescata dall’invasione francese. Ecco dunque risuonare il tema della Marsigliese che costituisce un segnale ricorrente, sorta di motivo conduttore dallo spiccato profilo ritmico e sonoro: squilla in una fanfara dei legni sostenuta dalle scansioni del tamburo militare, e riappare periodicamente entro un discorso assai fluido, caratterizzato da un movimento ondulatorio, affettuosamente cullante. Schumann aveva già citato il tema dell’inno francese nel Carnevale di Vienna op. 26 e nel Lied Die beiden Grenadiere op. 49 n. 1 come motivo pittoresco, atto a evocare, in modo serio o ironico, particolari condizioni storiche o suggestioni militari. I motivi di questa Ouverture, poco spiccati dal punto di vista melodico, danno luogo ad un flusso sinfonico condotto con naturalezza: il periodico ritorno della Marsigliese suggerisce, all’ascolto, una forma di rondò che termina in modo poco conclusivo, come se la musica si sospendesse, lasciando all’apertura del sipario e all’inizio dell’opera il compito di proseguire l’Ouverture senza soluzione di continuità.
Paolo Gallarati