Strumenti innovativi di capitale.
Conoscevamo la disinvoltura imprenditoriale, quella per intenderci di Vincenzo Boccia e della lobby confindustriale, quella che vuole ricapitalizzare le imprese ma senza metterci neppure un centesimo. Ma non pensavamo fosse possibile che anche una Fondazione, con una banca nel proprio attivo, ragionasse allo stesso modo. Il Sole 24 Ore rende noto, infatti, che “la Fondazione Monte dei Paschi sta per affrontare uno dei passaggi più difficili della sua giovane esistenza da quando, nel 1995, ha scorporato e conferito l’attività creditizia in Banca Mps. Accompagnerà l’azione di rafforzamento patrimoniale del gruppo di Rocca Salimbeni senza diluire in modo significativo il pacchetto di azioni in suo possesso (45,7% del capitale ordinario e 55% di quello complessivo). E lo farà anche a costo d’indebitarsi.”
Quindi Monte Paschi si indebiterà (con il Tesoro, verosimilmente) per sottoscrivere un aumento di capitale che non potrebbe sottoscrivere, al solo scopo di non diluire il controllo: finalità più che comprensibile, ma che inevitabilmente dovrà farei conti con le esigenze di politica per il territorio che la Fondazione ha, o dovrebbe avere, scritta a caratteri cubitali nella sua missione. Lorenzo Bini Smaghi ha affermato che le banche dovranno rinunciare a distribuire dividendi e dovranno rafforzare il capitale. Se poi il capitale è stato preso a prestito, il bilancio sociale del Monte dei Paschi di Siena sarà fatto con i cantuccini.
Una risposta su “Strumenti innovativi di capitale.”
indebitarsi “con il Tesoro, verosimilmente”?
macché, più probabilmente con Intesa Sanpaolo che così troverà modo di iniziare ad impiegare i 5 €/bn di nuovo capitale alimentando quel groviglio opaco di interessi e relazioni che ha per protagoniste le famigerate “banche di sistema”.
d’altronde se il “fiero competitore” (Passera dixit) Unicredit può fare l’underwriting dell’aumento Intesa, è possibile tutto
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