Oggetti didattici.
E’ormai un luogo comune indicare la Finlandia come un modello di scuola innovativa, di successo e che riesce a conquistare le prime posizioni nelle classifiche internazionali Ocse-Pisa (Programme for International Student Assessment), in particolare nella matematica; e quindi come un modello da seguire per avere successo nelle valutazioni. Ma proprio questo esempio dimostra quanto lo slogan delle “valutazioni oggettive” e della “misurazione delle qualità” sia fondato sulla sabbia. Diverse recenti analisi sviluppate da
matematici e studiosi di problemi dell’insegnamento finlandesi (tra cui ricordiamo articoli pubblicati dal 2006 in poi da G. Malaty, E. Pehkonen, O. Martio e altri) mettono in luce una realtà molto diversa. Come intitola un appello firmato nel 2006 da Kari Astela, professore all’Università di Helsinki, e da più di altri duecento professori, “le classifiche Pisa dicono soltanto una verità parziale circa le abilità matematiche dei bambini finlandesi”, mentre, di fatto, “le conoscenze matematiche dei nuovi studenti hanno subito un declino drammatico”. I matematici K. Tarvainen e S. Kivelä, in un articolo intitolato “Gravi difetti nelle abilità matematiche finlandesi” hanno sottolineato che gran parte dei firmatari dell’appello di Astela sono professori di politecnici o università tecniche e quindi non insegnano una matematica “accademica”, bensì una matematica richiesta nelle pratiche tecniche e nelle scienze dell’ingegneria. Da parte sua, George Malaty ha osservato che “in Finlandia sappiamo che non avremmo avuto alcun successo in Pisa se i test avessero riguardato la comprensione dei concetti o delle relazioni matematiche”. Da più parti è stato severamente osservato che le varie riforme introdotte in Finlandia hanno finito col generare un “oggetto didattico” che con la matematica propriamente detta ha in comune soltanto il nome e che serve a superare bene i test Ocse-Pisa ma ha avuto effetti disastrosi sulla cultura matematica diffusa, oltre che su un declino accertato della conoscenza superiore nelle università e nei politecnici.
Giorgio Israel, Il Foglio, 21 aprile 2011