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Banca d'Italia Disoccupazione Educazione Mario Draghi Università welfare

Con risultati in media migliori (considerazioni finali 4).

Con risultati in media migliori (considerazioni finali 4).

 

La scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fattore cruciale di debolezza del sistema, su cui stiamo ora concentrando la nostra ricerca. Oggi il 60 per cento dei laureati è formato da giovani donne: conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure in Italia l’occupazione femminile è ferma al 46 per cento della popolazione in età da lavoro, venti punti meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli; le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10 per cento a quelle maschili. Il tempo di cura della casa e della famiglia a carico delle donne resta in Italia molto maggiore che negli altri paesi: aiuterebbero maggiori servizi e una organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore conciliazione tra vita e lavoro, una riduzione dei disincentivi impliciti nel regime fiscale.

Mario Draghi, Considerazioni finali

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Banca d'Italia Banche Banche di credito cooperativo Mario Draghi

Piccolo è impegnativo (considerazioni finali 3).

Piccolo è impegnativo (considerazioni finali 3).

Le banche di piccola dimensione, anche durante la crisi, hanno fornito
sostegno all’economia; hanno ampliato la loro attività sia al di fuori del loro
territorio sia con clienti di grandi dimensioni. Devono ora rendere gli assetti di
governo, le strutture organizzative e i sistemi di controllo del rischio di credito
adeguati alle maggiori quote di intermediazione.

Mario Draghi, Considerazioni finali

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Banca d'Italia Banche Capitale circolante netto operativo Fabbisogno finanziario d'impresa Indebitamento delle imprese Mario Draghi Moratoria dei debiti PMI

Non rinviare l’emersione di perdite nei bilanci bancari (Considerazioni finali 2).

Non rinviare l’emersione di perdite nei bilanci bancari (Considerazioni finali 2).

Nel 2010 l’incidenza dei prestiti iscritti nell’anno a sofferenza è rimasta
elevata, all’1,9 per cento del totale dei finanziamenti all’economia, un
valore comunque assai inferiore a quello osservato dopo la recessione dei
primi anni Novanta. Le informazioni sui primi mesi di quest’anno segnalano miglioramenti.
Molti intermediari hanno sostenuto la clientela accordando ristrutturazioni dei debiti o temporanee sospensioni dei pagamenti rateali. Gli interventi, che raramente prevedono aumenti di capitale o nuovi piani industriali, devono
indirizzarsi a imprese effettivamente capaci di superare la crisi, non essere solo
un modo per rinviare l’emersione di perdite nei bilanci bancari.

Mario Draghi, Considerazioni finali

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Banca d'Italia Mario Draghi Sviluppo

Tornare alla crescita (considerazioni finali 1).

Tornare alla crescita (considerazioni finali 1).

Già nel mio primo intervento pubblico da Governatore della Banca d’Italia, nel marzo del 2006, notavo come l’economia italiana apparisse insabbiata, ma che i suoi ritardi strutturali non andavano intesi quali segni di un declino ineluttabile: potevano essere affrontati, dandone conto con chiarezza alla collettività, anche quando le soluzioni fossero avverse agli interessi immediati di segmenti della società. Poche settimane dopo, mi rivolsi a voi in questa sede con le parole di apertura “Tornare alla crescita”. Con le stesse parole vorrei chiudere queste considerazioni finali.

Mario Draghi, Assemblea ordinaria dei partecipanti, Considerazioni finali

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Borsa Risparmio e investimenti Università

Team Urbino 1 (e 2).

Team Urbino 1 (e 2).

Gentile prof. Berti,

Vi ringrazio per la partecipazione, i ragazzi si sono dimostrati molto attivi. Spero che l’esperienza sia stata utile. Ricordo loro che hanno accesso al terminale fino a Luglio per continuare a fare ricerca e imparare.
I gruppi si sono classificati: Urbino1 (15mo posto), Urbino2 (30mo posto) su un totale di 55 gruppi partecipanti.
Urbino 1: Luchetti, Rossi, Vincenzi

Urbino 2: Chiuselli, Nicolini, Pozzi

Ne approfitto per comunicarvi che abbiamo un’altra  iniziativa rivolta agli
studenti. Si tratta di poter completare il test Bloomberg (BAT) in modo da poter
essere contattati da chi offre lavoro nei mercati finanziari (completare il test ed accedere al database e’ gratuito). Il progetto e’ partito in Italia da poco. Allego le informazioni e ci possiamo sentire settimana prossima quando torno in ufficio a Londra cosi’ ci aggiorniamo.
cordiali saluti,
Ianamaria Marini (Bloomberg)

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Banca d'Italia Banche Vigilanza bancaria

Concorso morale.

Concorso morale.

Franco Bechis, su Libero, scrive che “nel caso della scalata ad Antonveneta anche il semplice reato di aggiotaggio è assai difficile da individuare: il titolo non si è sostanzialmente mosso in quei mesi, ed è sempre restato intorno ai valori su cui poi venne autorizzata l’offerta pubblica di acquisto sia di Abn Amro che della Banca popolare di Lodi con la sua cordata. Non sarebbe stato possibile dunque speculare sui corsi azionari anche conoscendo prima un eventuale crescita dei valori (che non si è verificata).

Il concorso morale nel reato di aggiotaggio ricorda tanto il reato fittizio, inventato dalla magistratura italiana, di concorso esterno in associazione mafiosa: e la condanna di Antonio Fazio, che JM non ha mai amato particolarmente appare spropositata (4 anni) ed immotivata (che cos’è il “concorso morale”?). Tuttavia Bechis sa bene che sui corsi azionari si sarebbe potuto speculare, proprio per le notizie riservate che l’allora Governatore forniva, nottetempo, all’uomo cui aveva affidato la salvezza del sistema bancario nazionale; dunque la precisazione non appare fondata.

C’è molta ipocrisia in tutti coloro che, a suo tempo, hanno strillato a favore del libero mercato, salvo poi lamentarsi dell’assenza di una politica industriale quando la musica della marsigliese ha risuonato a Collecchio. Ma la sensazione che si ricava, leggendo l’articolo di Bechis, e rileggendo le cronache dell’epoca, è che il Governatore sia certamente colpevole: perlomeno del reato di dabbenaggine.

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Banche Crisi finanziaria Disoccupazione Lavorare in banca Lavoro Regno Unito

Escape the City (unhappy in banking).

Escape the City (unhappy in banking).

Bloomberg riporta le storie di alcuni ex-manager bancari che hanno colto opportunità di business dall’insoddisfazione e dall’infelicità di coloro che lavorano nelle banche di Londra o New York.

Escape the City was created specifically to help talented people escape from unfulfilling corporate jobs after we realized that our own feelings of misery and frustration at work were shared by a lot of people,” Symington said in an interview in London. “We stumbled upon a business opportunity by following a hunch about job dissatisfaction to its logical conclusion.”

E ancora: “I don’t think I’ve ever met more people who are highly trained and unhappy in banking — except when it comes to the money,” said Peter Hahn, 53, a former Citigroup Inc. (C) banker”.

Per educazione e per cultura dubito che la fuga sia una soluzione: un lavoro difficile ed impegnativo può essere faticoso e duro, oltre che pieno di significato, così come un lavoro fatto a favore dei poveri della Mongolia o dell’Africa può risultare privo di senso e vacuo per chi si affida solo ad esso per riempire il vuoto di ogni giorno. Ma al di là dei programmi di Escape the City, riassunti efficacemente con “fai qualcosa di differente”, la questione che viene posta è interessante, perché riguarda il senso di quello che si fa: e pone ad ognuno, qualunque cosa faccia per vivere, la stessa domanda.

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Mutui e tassi di interesse

A forza di parlare di trasparenza, si diventa oscuri.

A forza di parlare di trasparenza, si diventa oscuri.

Con il titolo “Prezzi poco trasparenti” comincia l’intervista di Marcello Frisone al prof.Umberto Cherubini, docente di matematica per le applicazioni economiche e finanziarie alla facoltà di Economia dell’Università di Bologna, apparsa sul Sole 24 Ore di oggi, supplemento Plus 24, che di seguito si riporta.

Occhiello “La commissione non dichiarata mina l’efficienza e la concorrenza”

Il fatto che le banche non indichino il prezzo della commissione applicata allo swap mina l’efficienza e la concorrenza del sistema bancario, imponendo costi alla collettività. La pensa così Umberto Cherubini, professore associato di matematica per le applicazioni economiche e finanziarie del l’Università di Bologna.

Professore, è vero che soltanto alla scadenza del derivato si possono quantificare gli effetti (positivi o negativi che siano)?

Come una cura o una medicina, se ha funzionato lo scopriamo soltanto dopo ma medici e case farmaceutiche ci dicono con quale probabilità ci possono migliorare la vita oppure creare problemi. Le scelte vanno fatte sempre prima ed è l’informazione ex-ante che conta nella medicina e nei derivati. E la questione della trasparenza si riferisce a questa informazione.

Il direttore generale del l’Abi, Giovanni Sabatini (si veda articolo a sinistra, ndr) sostiene che «la banca deve essere remunerata per il servizio reso nella vendita del derivato mentre è opinione diffusa che questo margine di remunerazione è una commissione illegittima e per di più occulta». Qual è la sua considerazione?

Sabatini ha ragione quando dice che il margine di remunerazione è una commissione assolutamente legittima. Anche che non sia dichiarata esplicitamente all’inizio del contratto è legittimo. Detto ciò, è comunque un problema che mina l’efficienza e la concorrenza del sistema bancario e impone costi alla collettività. La trasparenza dei prezzi consente infatti agli utenti di scegliere il contratto migliore e scoraggia comportamenti in cui il legittimo fine di includere una commissione ha minato, se non del tutto snaturato, l’efficacia di copertura del contratto.

Ma cosa significa snaturare l’efficacia del contratto?

L’abbiamo visto nella maggior parte dei contratti con gli enti pubblici. Un ente vuole cambiare dei pagamenti da fissi a variabili e io posso fargli pagare i miei costi imputando delle rate fisse (spread) oppure mettendo una soglia inferiore ai pagamenti a tasso variabile. Se metto la soglia al 7%, è chiaro che oltre a far pagare all’ente le commissioni non gli ho offerto il servizio che mi aveva chiesto, perché di fatto paga un tasso fisso. È come se al ristorante ordinaste pasta al vostro sugo preferito e vi servissero la pasta in bianco. Chiedereste: “Dov’è il sugo?”. “Ce lo siamo trattenuto per il coperto”. È chiaro che un ristoratore così non può reggere alla concorrenza. Eppure, l’esempio sull’ente che ho fatto è vero e la concorrenza non ha fatto giustizia.

Per l’Abi è inopportuno introdurre nel regolamento per i derivati venduti agli enti «gli scenari probabilistici adottati dalla Consob perché non incrementerebbero il livello di trasparenza». Elemento, quest’ultimo, invece di facile portata con l’approccio what-if proposto dall’associazione dei banchieri. Cosa ne pensa?

Nel calcio what-if significa che il risultato può essere 1, 2 o X, non è il massimo dell’informazione. Lo è invece se diciamo che un risultato è pagato 10 volte la posta. Nel caso del convertendo Bpm, per esempio, il prospetto avrebbe potuto limitarsi a segnalare la possibilità di perdere parte del capitale ma sapere che questo aveva il 70% di probabilità è stato senz’altro più informativo. La trasparenza sulla probabilità che un prodotto funzioni è altrettanto essenziale di quella sul costo. Questa trasparenza è all’ordine del giorno e affermarla non spetta certo alle Procure, ma impedirla sarà impossibile: la realizzeranno le associazioni di utenti e i consulenti indipendenti e, se necessario, l’università.

John Maynard, quello vero, e quello fasullo, che scrive qua sopra, non hanno mai fatto uso eccessivo della matematica (lo scrivente non la ama e non le ha mai preso le misure). Ma sia John Maynard, quello vero, sia quello di paese, hanno sempre amato la chiarezza, quella che manca:

  1. in un articolo che non corrisponde, nei titoli, al contenuto;
  2. in un’intervista, fatta ad uno scienziato dei numeri, rispetto ad un problema che è di funzionamento del mercato, non quantitativo;
  3. nell’esaminare un problema, quello del regolamento sui derivati, in preparazione presso il Ministero dell’Economia, che non può essere risolto rimanendo sul tema trito e ritrito della trasparenza.
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Crisi finanziaria fiducia Germania Mario Draghi

Il fallimento è l’alternativa.

Il fallimento è l’alternativa.

(..) Il ventinovismo con il quale è stata letta la crisi del 2008-2010 è una vera e propria mistificazione. Lo ha confermato ieri il discorso di Mario Draghi a Berlino. Il mondo ha recuperato i livelli precedenti. La recessione è durata due anni, non dieci come dopo il 1929. Si dice che l’intervento pubblico, utilizzando ancora una volta la keynesiana cassetta degli attrezzi, abbia evitato un collasso generale; in realtà, ha rinviato l’appuntamento con il destino economico di industrie, banche e governi. Adesso è in corso una dura selezione e chi non è in grado di affrontare il momento della verità, resta tagliato fuori per sempre. La concorrenza quando funziona rimette in equilibrio le forze in campo, e affinché funzioni deve lasciare aperte entrambe le porte: quella d’ingresso e quella d’uscita, cioè consentire a nuovi soggetti di partecipare al gioco senza intralci all’entrata, però chi ha perso deve abbandonare il campo. Joseph A. Schumpeter, umanista austriaco prima che economista, trasforma questo principio base nella “distruzione creatrice”, ispirata dallo “slancio vitale” di Henri Bergson.

Dunque al fallimento non c’è alternativa? Al contrario, il fallimento è l’alternativa a una lunga fase di stagnazione dell’Europa e dell’occidente. Per il mondo anglo-sassone, fallire non è morire, ma la condizione per rinascere. Non una condanna capitale, né la radiazione dal consesso umano. E’ la presa d’atto di una realtà e il civile, profondamente etico, pagamento dei propri errori, senza giustizialismo economico, ma ponendo al centro la responsabilità delle proprie azioni.

Stefano Cingolani, Il Foglio

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Capitalismo USA

La competizione crea ansietà.

La competizione crea ansietà.

La dinamica che definisce il capitalismo, quella dell’inesorabile competizione sul mercato, cozza con il desiderio umano di stabilità e certezza: questo è il problema. La competizione, la forza più grande del capitalismo, crea ansietà in tutti noi”. Alan Greenspan