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Piccolo è puntuale.

Piccolo è puntuale.

Il Sole 24 Ore del 10 maggio rileva che “a fine 2010 solo il 37,5% delle imprese italiane paga puntualmente. La quota risulta in calo di 13,3 punti percentuali rispetto al 2007, 12,1 rispetto al 2008 e 6,2 punti rispetto al 2009. La flessione è stata in parte assorbita dall’incremento della classe di ritardo più moderata “fino a 30 giorni” passata dal 40,7% del primo trimestre al 57% nei mesi finali dell’anno. Il 4,9% delle imprese ha poi saldato le fatture ai propri fornitori tra i 30 e i 90 giorni di ritardo. Per i ritardi gravi (oltre 90 giorni medi) si osserva invece un trend positivo: per tutto il 2010 si è continuata a registrare una riduzione delle imprese appartenenti a questa categoria (0,6% del totale nell’ultimo trimestre). Positivo, invece, l’andamento del primo trimestre 2011 che mostra una prevalenza di imprese che pagano con un ritardo moderato e inferiore ai 30 giorni medi (53,1%) e una percentuale in ripresa (41,9% contro il precedente 37,5%) di imprese che saldano regolarmente. Chi paga con un ritardo medio compreso fra i 30 e i 90 giorni oltre il termine su rappresenta una quota del 4,4%, mentre le imprese che fanno registrare un ritardo più grave (oltre 90 giorni medi) restano sostanzialmente stabili, intorno allo 0,6% del totale.

Sono le micro imprese, che rappresentano una componente rilevante del italiano tessuto economico nazionale, a mostrare una percentuale superiore alla media di transazioni commerciali saldate entro i termini pattuiti: il 47% contro il 35% delle piccole, il 22% delle medie e il 12% delle grandi realtà. Mentre registra ritardi fino a 30 giorni, il 48% delle piccolissime imprese, il 61% delle piccole, il 74% delle medie e l’82% delle grandi.”

Il commento di Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B, ovvero della società che ha raccolto i dati, è tuttavia abbastanza sorprendente. «In questo scenario è essenziale che le imprese adottino un’efficace politica di risk management che, attraverso strumenti adeguati, consenta di individuare i segnali che vengono dal mercato e dalla propria clientela. Soprattutto è fondamentale riuscire ad intercettare quei cambiamenti di comportamento che possono consentire di intercettare per tempo i mutamenti nel proprio contesto competitivo. I comportamenti di pagamento sono proprio uno dei più importanti segnali dello stato di salute e dell’affidabilità delle proprie controparti. Unite alle informazioni commerciali tradizionali e ai dati interni, consentono di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire tempestivamente con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni dei propri flussi di cassa».

Dunque la soluzione starebbe nel risk management: ovviamente, per chi se lo può permettere, ovvero le grandi imprese, già pessime pagatrici, aiutate da qualche laureato rampante a pagare sempre più in ritardo. Le micro-imprese virtuose, che se utilizzassero modelli di risk management si brucerebbero l’utile per pagarseli, sono tuttavia virtuose a prescindere da essi. E allora? Forse crescere e diventare più grandi serve a diventare più scorretti?

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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