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Crisi finanziaria fiducia Germania Mario Draghi

Il fallimento è l’alternativa.

Il fallimento è l’alternativa.

(..) Il ventinovismo con il quale è stata letta la crisi del 2008-2010 è una vera e propria mistificazione. Lo ha confermato ieri il discorso di Mario Draghi a Berlino. Il mondo ha recuperato i livelli precedenti. La recessione è durata due anni, non dieci come dopo il 1929. Si dice che l’intervento pubblico, utilizzando ancora una volta la keynesiana cassetta degli attrezzi, abbia evitato un collasso generale; in realtà, ha rinviato l’appuntamento con il destino economico di industrie, banche e governi. Adesso è in corso una dura selezione e chi non è in grado di affrontare il momento della verità, resta tagliato fuori per sempre. La concorrenza quando funziona rimette in equilibrio le forze in campo, e affinché funzioni deve lasciare aperte entrambe le porte: quella d’ingresso e quella d’uscita, cioè consentire a nuovi soggetti di partecipare al gioco senza intralci all’entrata, però chi ha perso deve abbandonare il campo. Joseph A. Schumpeter, umanista austriaco prima che economista, trasforma questo principio base nella “distruzione creatrice”, ispirata dallo “slancio vitale” di Henri Bergson.

Dunque al fallimento non c’è alternativa? Al contrario, il fallimento è l’alternativa a una lunga fase di stagnazione dell’Europa e dell’occidente. Per il mondo anglo-sassone, fallire non è morire, ma la condizione per rinascere. Non una condanna capitale, né la radiazione dal consesso umano. E’ la presa d’atto di una realtà e il civile, profondamente etico, pagamento dei propri errori, senza giustizialismo economico, ma ponendo al centro la responsabilità delle proprie azioni.

Stefano Cingolani, Il Foglio

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Capitalismo USA

La competizione crea ansietà.

La competizione crea ansietà.

La dinamica che definisce il capitalismo, quella dell’inesorabile competizione sul mercato, cozza con il desiderio umano di stabilità e certezza: questo è il problema. La competizione, la forza più grande del capitalismo, crea ansietà in tutti noi”. Alan Greenspan