L’ottimismo è il profumo della vita 2.
Giovanni Vegezzi, su Finanza e Mercati del 12 luglio, scrive di Unieuro, che “torna in positivo e non esclude nuove acquisizioni su un mercato, come quello italiano, che rimane alquanto frammentato. La società, fra i principali operatori in Italia nella grande distribuzione di elettronica di consumo, è controllata al 100% da Dixons Retail, multinazionale quotata a Londra che ha da poco diffuso i risultati dell’esercizio 2010-2011. «Nell’esercizio appena chiuso Unieuro ha raggiunto 4,7 milioni di Ebitda, si tratta il primo anno positivo dal 2007» ha spiegato a Il Sole 24 Ore l’amministratore delegato della società Mario Maiocchi. «È un risultato importante per noi, che raccoglie i frutti del piano di ristrutturazione iniziato con il 2007-08 quando l’Ebitda aveva fatto segnare un rosso di 66 milioni. Per ben due degli ultimi tre anni siamo stati la società che più ha contribuito a migliorare i conti del gruppo; solo quest’anno il nostro margine operativo lordo è migliorato di 12 milioni».
Per la cronaca, il piano di ristrutturazione ha comportato la chiusura di ben 40 negozi nel corso del 2008, negozi che hanno faticato a trovare collocazione presso gli altri grandi competitori del settore.
L’articolo prosegue con il racconto delle vicende della controllante Dixon’s, la cui performance viene spiegata in modo assai singolare.
Dixons ha invece chiuso l’anno con un risultato della gestione caratteristica di 133 milioni di sterline, anche se all’ultima riga del bilancio risultano perdite per 224 milioni. Si tratta di una voce, ha spiegato Maiocchi che è anche managing director Southern Europe del gruppo, determinata dalle normative contabili inglesi; la capogruppo ha dovuto infatti svalutare il valore di alcune partecipazioni a causa delle difficili condizioni di mercato che hanno portato in Spagna alla chiusura della catena PcCity.
Detta così, sembra quasi che le perdite le abbiano causate i troppo severi principi contabili applicati nel Regno Unito: principi che, difficilmente, avrebbero potuto trovare una diversa applicazione da noi. Forse è una questione di ottimismo, che come recita malamente il poeta, “è il profumo della vita”. Ma pensare, con questi risultati, e dopo avere chiuso 4o punti vendita tre anni fa (alcuni appena aperti), di procedere a nuove acquisizioni fa pensare al vecchio adagio per cui l’ottimista è un pessimista male informato.