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Barack Obama PIL Ricchezza Ripresa USA welfare

I tagli non sono stati messi a punto da neurochirurghi, ma da macellai.

I tagli non sono stati messi a punto da neurochirurghi, ma da macellai.

Michelle Bachman, deputato del Tea Party

(..) il compromesso finale ha rispecchiato molto di più le posizioni iniziali e le preferenze dei membri del Tea Party rispetto a quelle dei democratici, della Casa Bianca o dei repubblicani moderati. Questo risultato conferma che niente di meno della vittoria completa, vale a dire ottenere assolutamente tutto ciò che avevano richiesto, avrebbe soddisfatto completamente i membri del Tea Party. In effetti, Michelle Bachman, uno dei leader più in vista, ha dichiarato chiaramente che l’accordo raggiunto all’ultimo minuto per evitare il default dell’economia più importante del mondo non è stato soddisfacente e che il default non era una minaccia che le avrebbe fatto cambiare idea.

Il Tea Party sta utilizzando una tattica di estorsione politica pura e semplice. I suoi leader e membri del Congresso hanno in mano un’arma potentissima, il veto, e sono disposti a usarla a meno che non vengano accolte tutte le loro richieste. I loro numeri non sono considerevoli, ma il loro stridente radicalismo, la disciplina e la disponibilità a gettarsi tra le fiamme, se ciò fosse necessario per ottenere quello che vogliono, sono gli elementi alla base dello sproporzionato potere di cui godono. L’accordo raggiunto non stimolerà la crescita economica, non stabilizzerà l’economia, non porrà rimedio alle disparità che si stanno rapidamente creando in termini di distribuzione del reddito che hanno caratterizzato l’economia statunitense negli ultimi anni, né produrranno gli investimenti pubblici di cui la superpotenza ha un così disperato bisogno per ammodernare ed espandere la propria infrastruttura.

I tagli alla spesa pubblica contenuti nell’accordo, un obiettivo per il quale c’è stato un ampio consenso, non sono stati messi a punto da neurochirurghi, ma da macellai. I tagli non sono strategici, non sono stati studiati in modo intelligente, né fanno parte di una visione più ampia sul futuro del Paese. Sono un’arma spuntata utilizzata per mettere il Governo alle strette, limitarne al massimo la capacità di espressione o addirittura, e per molti sarebbe un vero paradiso, farlo sparire in alcune aree.

Moises Naim, Il Sole 24 Ore, 4 agosto 2011

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Crisi finanziaria Silvio Berlusconi

I mercati esistono e le loro aspettative vanno governate.

I mercati esistono e le loro aspettative vanno governate.

Berlusconi doveva spiegare ai mercati – i suoi cittadini inclusi – come il suo Governo intende affrontare il doppio nodo della crescita economica con disciplina fiscale. Una situazione delicata, tenendo conto della delusione causata nei mercati dalla recente manovra finanziaria, che ha finito per tradire le aspettative. Il premier ha ricordato la velocità con cui il Parlamento ha approvato tale manovra, nonché gli apprezzamenti dell’Europa.

Ma questo ai mercati non basta. Si può ritenere che i mercati sbaglino, come Berlusconi ha sottolineato in qualche passaggio. Ma i mercati esistono, e le loro aspettative vanno governate.

Donato Masciandaro, Il Sole 24 Ore, 4 agosto 2011