Empire State downgrading.
La notizia della perdita della tripla A da parte degli USA ha fatto arrabbiare Barack Obama, i cinesi e, probabilmente, farà arrabbiare anche molti altri, politici e non, che soprattutto in Europa pensano che le agenzie di rating dovrebbero tacere, non dovrebbero dare notizie, insomma, farebbero meglio a chiudere. La disonestà intellettuale di molti, tuttavia, non può impedire di vedere quello che S&P, Fitch, Moody’s e le altre agenzie si limitano a constatare. Cioè che se una nazione è troppo indebitata, come gli USA e l’Italia, e non prende provvedimenti per ridurre e normalizzare il suo debito, in assenza di crescita (e di provvedimenti per lo sviluppo), il debito si allargherà sempre di più e diventerà sempre più difficile rimborsarlo. Tutto qua. Se un provvedimento legale facesse sparire le agenzie di rating, l’economia dell’informazione produrrebbe comunque le notizie che attribuiscono agli Stati (ed alle imprese), maggiore o minore solvibilità. E gran parte dei giudizi sull’accordo fra Obama e la Camera dei rappresentanti scontava già ciò che S&P ha scritto con un voto. Ci si può arrabbiare se la febbre sale, così come gettare il termometro, ignorando i sintomi e lasciando che le cause non siano minimamente intaccate. Oppure si può provare a fare qualcosa; perfino Tremonti, affermando che “in un mese tutto è cambiato” se n’è accorto. Buon lavoro a tutti noi.