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Vivere di benchmark e di automatismi.

Vivere di benchmark e di automatismi.

(..) L’ultima grande accusa è che le agenzie di rating sbagliano. Hanno valutato male i mutui subprime, ma anche Lehman Brothers o Parmalat. Vero. Però è anche vero che il crack dei mutui subprime americani non lo avevano previsto in molti. Le agenzie di rating hanno errato a valutarne l’affidabilità, ma anche tanti economisti o analisti si sono sbagliati. Idem per il crack di Parmalat: si trattava di una truffa, i bilanci erano falsi. Se però si vanno a prendere le statistiche ufficiali (fornite dalle stesse agenzie), si scopre che mediamente i casi di default sono coerenti con i rating assegnati. Se si escludono casi clamorosi, dunque, solitamente i rating sono abbastanza affidabili. Insomma: le “Triple A” vanno veramente molto meno in default delle “Singole A” o delle “B”. La verità, dunque, anche qui è forse un’altra. Le agenzie esprimono giudizi: come tali sono opinabili e soggetti a errore. Gli investitori dovrebbero prenderli come tali, piuttosto che basare le proprie scelte solo su queste pagelle. Piuttosto che vivere di benchmark e di automatismi, i gestori dei fondi dovrebbero ragionare con maggiore autonomia: così, forse, si eviterebbero anche isterismi sui mercati.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2011

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Crisi finanziaria PIL USA

Senza pensare alle urne.

 

Senza pensare alle urne.

La verità è che i mercati stanno facendo il vero stress test alla tenuta dei governi e alla loro capacità di reagire. Questa è la prima vera grande crisi globale gestita in tutti i Paesi da governi democratici che, per loro natura, sono sempre ostaggio di appuntamenti elettorali. I mercati temono che la tentazione di accondiscendere i propri elettori possa avere il sopravvento sulla necessità di portare avanti riforme vere e dolorose: così non si fidano e vendono. Per questo la politica, in Francia e in Europa, deve reagire con forza: il tempo delle misure tampone è finito. Lo spread che sale è come la sabbia della clessidra che scende: impone urgenza e pragmatismo. Senza pensare alle urne.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2011