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Retorica europeista e inconcludenza renana.

Retorica europeista e inconcludenza renana.

Le proposte avanzate ieri sono suggestive ma poco concrete. Quella di un “governo economico europeo” si riduce a incontri mensili tra gli “Heads”, i capi di Stato e di governo dei 17 che di fatto si riuniscono quasi mensilmente già da tre anni. L’idea di un’autorità tecnica e sopranazionale, come la Commissione, a capo delle scelte comuni è stata respinta.

La “regola d’oro”, cioè la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, è un sostituto purtroppo rozzo della credibilità politica. In questo quadro di salvaguardia delle prerogative nazionali sarà da vedere come verrà realizzata la tassazione delle transazioni finanziarie, un’iniziativa in sé interessante, ma su cui pesano incognite pratiche e forti interessi nazionali.

È sorprendente che un messaggio di generica ambizione sia venuto a poche ore dagli sconfortanti dati sulla stagnazione dei due paesi nel secondo trimestre dell’anno. L’arresto delle economie tedesca e francese è un riflesso della debolezza globale, ma anche dell’interdipendenza dei cicli economici in Europa. Rivela che è forse una finzione separare paesi deboli e paesi forti quando si condivide l’appartenenza alla stessa moneta e, come conseguenza, a una stessa realtà politica. La preoccupata astinenza dei consumatori tedeschi e degli investitori francesi è in parte conseguenza dell’incertezza prodotta dalla crisi nell’euro area. Non a caso la congiuntura è peggiorata in tutti i paesi a tripla A. Quale stabilità di reddito è garantita al contribuente tedesco dal pareggio di bilancio tra qualche anno se da una settimana all’altra può essere chiamato a salvare il governo greco o addirittura quello italiano? Quale rendimento deve avere un investimento in Francia, se il credito delle banche si ferma di colpo e i costi di finanziamento aumentano da un giorno all’altro?

Carlo Bastasin, Il Sole 24 Ore