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Crisi finanziaria Silvio Berlusconi Stato

Del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

Del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

(..) Molti dei capitali rientrati con lo scudo furono esportati per paura del comunismo: che essi siano ora perseguiti dai nipotini di coloro da cui erano stati fatti fuggire, potrebbe offrire qualche polemica battuta agli avversari: il segretario del Pd confida evidentemente in una storicistica giustificazione (del ricorso delle cose umane nel risurgere che fanno le nazioni).

Si son strabuzzati gli occhi quando Maurizio Lupi, vicepresidente PdL della Camera, l’ha trovata «di buon senso». Poi, visto che Berlusconi «non scarta a priori» (perché stavolta è di Tremonti il cuore che dovrà sanguinare?), qualche statista del PdL ha la pensata di giocarla al ribasso e salvarsi l’anima («quanti punti, figliolo?»). Ma come? Ancora ridono alle battute su dove iniziamo e dove finiamo le guerre, l’incertezza del diritto è tra le maggiori cause per cui non attiriamo capitali stranieri, il Governo ha dovuto fare questa manovra perché l’Europa che conta aveva trovato quella del mese scorso carente di affidabiità: e noi forniamo la certificazione bipartisan che – come dice la saggezza popolare – del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

Franco Debenedetti, Il Sole 24 Ore, 18 agosto 2011

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Crisi finanziaria Germania PIL Ripresa USA

Misteri.

Misteri.

(..) «Non si capisce che cosa abbia a che fare una tassa finanziaria con la crisi dell’euro. Si tratta di un’ imposta finanziaria proposta già innumerevoli volte dalla Ue, sulla quale non si è mai trovato un accordo. Immagino che anche questa volta non se ne farà nulla». E nel frattempo? «Rimane aperto il problema-chiave: che cosa fare se arriva un nuovo attacco su un Paese sistemico come l’Italia o la Spagna. Quel che è grave è che l’ Efsf (European Financial Stability Facility, il meccanismo salva stati di Eurolandia) non può funzionare se deve salvare un Paese grande come la Spagna o l’ Italia. Ma non lo si può aumentare perché provocherebbe un effetto domino fra i Paesi. E alla fine rimarrebbe come unico grande garante solo la Germania». Per questo l’ emissione di eurobond, nonostante il «no» di Berlino e Parigi, incontra sempre più sostenitori? «L’emissione di eurobond può rappresentare una soluzione soltanto dopo aver ridotto il debito, per esempio quello italiano, al 60% del pil, il livello contemplato dal Trattato». Anche perché secondo l’ istituto Ifo gli eurobond costerebbero alla Germania 47 miliardi all’ anno? «Non serve fare i calcoli di quanto costa, senza sapere quali tipi di Eurobond introdurre».

(..) Nel frattempo come giudica la mega-manovra italiana? «Indispensabile, è chiaro. D’ altra parte, bisogna togliersi l’ illusione che schiacciando un bottone la crescita riparta. Anche perché rimane un mistero il perché l’ Italia cresca meno della Germania, con investimenti superiori a quelli tedeschi e il recente aumento del livello di istruzione. D’ altra parte, la Germania ha preparato per oltre un decennio un calo del tenore di vita. E abbassando i prezzi è tornata competitiva. E adesso esporta. Ora tocca fare lo stesso a Italia e Spagna». Sì ma ora la Germania non cresce. «Non bisogna andare troppo oltre nell’ interpretazione dei dati trimestrali. Complessivamente nei primi sei mesi la Germania è cresciuta bene. Ora rallenta perché ha raggiunto il livello pre-crisi, e la sua crescita potenziale è bassa, pari all’ 1,5%, con una popolazione attiva in calo. Inoltre la Germania non può sottrarsi al rallentamento dell’ Europa, degli Usa e dei Paesi emergenti».

Daniel Gros, intervista al Corriere della Sera, 18 agosto 2011